Editoriale

Sovranità dell’Ue: perché è importante anche per l’Italia

Le critiche dirette al Presidente Mattarella per le sue considerazioni sulla sovranità europea lasciano sconcerto. Secondo taluni, il giorno della Festa della Repubblica non si dovrebbe parlare di sovranità dell’UE, rincarando la dose di critiche per il fatto che l’istituzione europea non è dotata di una carta costituzionale. È curioso, però, che le critiche provengano proprio dagli ambienti che si oppongono a qualsiasi soluzione per l’evoluzione dell’UE verso una dimensione istituzionale concreta. Infatti, gli stati aderenti all’istituzione federale europea dovrebbero cedere almeno la sovranità fiscale, della difesa e monetaria, e farle amministrare da un governo federale continentale legittimamente eletto dal parlamento che i popoli del vecchio continente rinnovano ogni 5 anni dal 1979. Ma sono gli stessi che si danno da fare per screditare l’UE e non permetterle di evolversi.

Tale verità costa ritardi costosissimi agli italiani ed europei, ancor più esposti alle turbolenze dei grandi cambiamenti delle nuove logiche di potere nei commerci internazionali. A queste situazioni si aggiungono i movimenti aggressivi delle autocrazie, propense a rimettere in discussione i trattati internazionali, favorendo gravi disordini con rischi seri per la stabilità mondiale. Lo fa da tempo la Russia, ed ora in Ucraina; lo fa l’Iran armando ribellioni in tutto il Medio Oriente; lo fa la Corea del Nord con provocazioni senza fine, come il Venezuela con l’invasione in Guyana, e i cinesi a Taiwan. In questi contesti, le piccole e antiche patrie locali e nazionali non basteranno a conservarci sicurezza e benessere se non in presenza di una nuova sovranità della patria europea: la più democratica, socialmente e culturalmente avanzata nel mondo. In assenza di essa, saremmo in balia di avventurieri assai numerosi in questi tempi. Avventurieri che riuscirebbero facilmente ad annidarsi nelle nostre comunità per svilirle e sottometterle. Ne soffrirebbero benessere e libertà; rapidamente le nostre comunità verrebbero svuotate e piegate agli scopi degli autocrati già impegnati a tessere la loro malefica tela in Europa. Dunque, attenzione agli spropositi che si pronunciano; possono segnalare irresponsabilità come sostanziale complicità con i nemici delle nostre sovranità.

Su questi decisivi temi per il futuro dei nostri popoli si è pronunciato il Presidente della Repubblica Emmanuel Macron in occasione della sua visita di Stato in Germania a Dresda, durante la Festa dell’Europa. Macron ha ricordato che l’Europa non può essere concepita come un ente finanziatore mentre ogni singolo paese percorre strade separate sulle sfide economiche e sulla difesa. Operando in ordine sparso, sprecheremmo ogni nostra opportunità che invece potremmo cogliere nella cospicua economia di scala che potremmo sfruttare mettendo insieme ogni nostra risorsa, come fanno tutti i più grandi paesi federali del mondo. Il presidente francese, affrontando la dolorosa vicenda dell’illegale invasione dell’Ucraina, ha voluto sottolineare che gli europei non sono in guerra con la Russia, ma non accettano categoricamente la deriva autoritaria di un potere che mette in grave pericolo il futuro dell’Europa. Per queste convinzioni, ha ribadito il sostegno agli ucraini per difendere il loro territorio. Aiutando gli aggrediti, si difende anche la legalità internazionale. Non farlo inviterebbe i violenti a scatenare i loro istinti peggiori a discapito della pacifica convivenza.

Insomma, da qualche tempo, tra mille traversie, sta nascendo una nuova consapevolezza di responsabilità e di riscatto della classe dirigente europea. In definitiva, l’appello di Macron fa eco alla presa di posizione ferma e lungimirante di un mese fa di Mario Draghi: quella di sgominare gli intenti maligni attraverso la nostra cultura dell’economia sociale di mercato per fortificare la coesione sociale, la rinnovata scommessa sui nostri talenti e sulla cultura della convivenza pacifica per contribuire alla sacra causa del rispetto della legalità internazionale, ed arginare gli intenti dei violenti che la vogliono sovvertire.

Raffaele Bonanni

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