Tra siccità ed emergenza energetica oggi avvertiamo con maggior forza l’esigenza di tutelare le risorse naturali. Siamo nel mezzo di una crisi che variamente ci interpella e che, al contempo, domanda una risposta condivisa e concreta alla richiesta di attenzione ai soggetti bisognosi. Stiamo operando nell’oggi, ma lo sguardo non può non rivolgersi ad un domani umanamente incerto che necessita della nostra responsabilità. Sempre più enti e realtà cattoliche avvertono il bisogno di sostenere rapporti con le comunità locali per essere attori dei programmi futuri di sviluppo.
Lo dimostra il recente documento del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Non si tratta di un’analisi geopolitica. Né di un documento programmatico a carattere tecnico. Né di una ricetta universale. E’ una riflessione destinata a nutrire altre riflessioni, ad ispirare la presa di decisioni da parte delle autorità competenti e la loro applicazione, a fornire conoscenze teoriche a coloro che sono direttamente impegnati sul campo, ed infine ad accrescere la consapevolezza dell’opinione pubblica riguardo alla questione energetica. Questione alla quale i Magisteri di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI e infine di papa Francesco nella “Laudato si’” hanno dedicato un’attenzione costante e crescente e che, in questo periodo di “guerra mondiale a pezzi” rimane estremamente attuale.
Il documento Energia, Giustizia e Pace è strutturato attorno a due grandi parti: la prima considera l’energia come una sfida per la giustizia e la pace, la seconda come un mezzo per lo sviluppo integrale. L’approccio al tema, avviene secondo la competenza della Chiesa, essenzialmente religiosa ed etica. Gli aspetti tecnici sono così inseriti entro un contesto di sapere sapienziale, offerto da una sintesi culturale che organizza i molteplici saperi attorno all’asse della teologia, dell’antropologia e dell’etica. L’approccio al tema dell’energia, a partire dal punto di vista del magistero sociale, la colloca sin dall’inizio entro l’ordine della creazione, oltre che della redenzione, che conferma e perfeziona il primo. Questa contestualizzazione induce a guardare all’energia come ad un elemento che fa parte di un insieme di beni che, posti in essere da Dio, sono affidati all’umanità come un «dono», che non è fatto per pochi ma per tutti, comprese le generazioni future, in vista del loro compimento o sviluppo integrale. Come l’intero creato va custodito e sviluppato secondo il disegno di Dio, altrettanto dev’essere fatto con l’energia nelle sue molteplici declinazioni.
Una simile prospettiva fa subito comprendere che, secondo la Chiesa, l’energia non è da considerare solo in ordine allo sviluppo economico, come semplice merce. L’energia va considerata in sé stessa, come creatura di Dio, ma anche in ordine alla famiglia dei popoli, al progresso umano, nel senso che essa va posta al servizio della crescita globale di tutti. L’esperienza stessa mostra che la vita umana migliora grazie anche alla maggiore disponibilità di energia pro capite. L’aumento della disponibilità dell’energia contribuisce, infatti, a garantire e a consolidare fattori fondamentali per l’esistenza umana, quali la produzione e la conservazione del cibo, l’acqua, il lavoro, il trasporto, la salute, la durata della vita, il livello di istruzione e di cultura. L’energia appare un prerequisito per l’indipendenza e per la soddisfazione di vari bisogni umani indispensabili per la vita e una sussistenza dignitosa e sicura, per la realizzazione di diritti fondamentali. L’energia deve essere considerata un bene comune» (cf n. 6): un bene di tutti, per tutti, che va custodito, moltiplicato, distribuito con il contributo di tutti, in vista di uno sviluppo globale, solidale, sostenibile, conformemente alla dignità dell’uomo, ai diritti delle generazioni future, ad un destino trascendente.
La sperequazione rispetto all’accesso e al consumo dell’energia è senza dubbio uno dei problemi principali da affrontare. La mancanza di energia contribuisce a causare e a propagare la povertà e a mettere in pericolo la salute. Alla soddisfazione della domanda di energia sono collegati molteplici problemi di giustizia e di bene comune, relativi alla produzione, alla distribuzione, all’accesso e al consumo. È proprio qui, all’incrocio di una questione energetica multidimensionale, globale, che intende inserirsi l’apporto della Chiesa con la sua dottrina sociale, congiuntamente agli uomini di buona volontà, assieme all’apporto di altre istituzioni.