Sono 28 i senza fissa dimora che hanno perso la vita dall’inizio dell’anno in Italia. Nonostante quest’anno l’inverno sia arrivato in ritardo, la sua morsa gelida si è stretta sulla città italiane causando così il decesso di queste persone che non hanno un tetto sotto il quale ripararsi. E’ un problema che nasce da lontano, bisogna chiedersi chi sono questi clochard: anche negli anni passati vedevamo la loro presenza nelle strade italiane. La crisi economica ha peggiorato la situazione, riducendo molti uomini e donne in povertà estrema. Come Associazione Papa Giovanni XXIII, aiutiamo i senza fissa dimora con il progetto Capanne di Betlemme, una realtà che offre accoglienza per la notte, la possibilità di farsi una doccia, consumare un pasto caldo. Quando andiamo per le strade a incontrarli, non troviamo solo singoli, ma a volte anche nuclei familiari. Le persone a rischio di povertà estrema in Italia sono quasi 5 milioni. Si è andato ad ingrossare il bacino dei clochard, dei poveri che si recano alle mense della Caritas o di altre associazioni come la nostra. Queste realtà di accoglienza cercano di far fronte alle emergenze casa e freddo ma, purtroppo, non riescono a coprire il bisogno.
L’Apg23, fondata dal Servo di Dio don Oreste Benzi, dà una risposta con le Capanne di Betlemme dove, oltre a un letto dove riposare e a un pasto, offre la presenza di volontari che condividono con i senza fissa dimora, si dà familiarità. I clochard non hanno solo necessità di riempire la pancia o di passare una notte al caldo, ma hanno bisogno di sentirsi accolti, accettati, voluti bene. E’ un modello replicabile certamente. Noi abbiamo aperto le Capanne di Betlemme in diverse parti del mondo, l’ultima a Lourdes dove, oltre al flusso di pellegrini religiosi, c’è stato un aumento di clochard. Riteniamo che quando una persona rischia di morire di freddo bisogna intervenire tempestivamente. Ci sono associazioni molto valide che con regolarità vanno nelle stazioni, nei parchi, a portare coperte e pasti caldi. Molto lavoro di prevenzione viene fatto, ma sicuramente non è sufficiente.
E’ inaccettabile per una società civile che delle persone muoiano di freddo. Lo Stato dovrebbe impegnarsi affinché tutti abbiano un lavoro dignitoso, in modo da poter avere una casa e poter portare in tavola del cibo. Dovrebbe intervenire anche sul tema delle abitazioni, aumentando l’edilizia popolare, incrementando così la possibilità per tutti di avere un tetto sotto il quale ripararsi. Non si può intervenire solo quando si è in emergenza, è ora di affrontare il problema alla radice.