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Il senso della Giornata mondiale per la Salute

La Giornata Mondiale per la Salute, che si celebra oggi, per volere dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) pone al centro il tema del rapporto esistente fra la “salute dell’uomo” e la “salute del pianeta”. Tutti i popoli della Terra vengono sollecitati ponendo loro – e soprattutto ai loro governanti – tre domande: Siamo in grado di re-immaginare un mondo in cui aria, acqua e cibo puliti siano a disposizione di tutti? Dove le economie nazionali sono focalizzate sulla salute e sul benessere? Dove le città sono vivibili e le persone hanno il controllo reale sulla propria salute e sulla salute del pianeta? Già partendo dai quesiti proposti, si comprende che il tema di fondo che l’OMS ha scelto di affrontare per questo nuovo appuntamento mondiale è lo stretto rapporto di interdipendenza esistente fra la salute “biologica” di ogni uomo e la salute “ecologica” dell’ambiente in cui la nostra quotidianità si svolge.

Sono almeno quarant’anni che l’OMS ha dichiarato guerra alla mortifera piaga dell’inquinamento dell’aria e dell’acqua, mettendo nero su bianco, con accurate e convincenti argomentazioni, come numerose patologie cardiologiche, respiratorie, neurologiche e oncologiche siano legate in uno stretto rapporto causa/effetto con inquinamento e cambiamenti climatici il cui protagonista negativo è l’uomo stesso, con il suo progresso tecnologico, che vorrei definire “senz’anima”. Uno sviluppo, appunto, che in molte, moltissime occasioni nasce e si compie con un duplice, deplorevole scopo: soggiogare e manipolare la natura per ottenere un più ampio profitto, spesso a vantaggio di pochi e a scapito di molti.  Le conseguenti disparità economiche esistenti fra popolo e popolo, che rendono scandalosamente sperequato l’accesso al cibo, al sostentamento e alle cure, anche per le necessità fondamentali, fanno il resto: tre miliardi di persone nel mondo vivono con 1,8 euro al giorno, e i 62 uomini più ricchi del mondo detengono la ricchezza dei tre miliardi di poveri del mondo.

Negli ultimi due anni, magari complice la pandemia con tutti i suoi drammatici correlati, il divario fra ricchi e poveri è drammaticamente cresciuto, così ad oggi la ricchezza del pianeta si concentra nelle mani dell’1% della popolazione, mentre il 70% degli abitanti del mondo vive alla soglia e sotto la soglia di povertà. Si avvera ogni giorno di più la profezia che San Paolo VI volle scrivere nella sua Enciclica sociale “Populorum Progressio” (1967), per cui nel mondo “I ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri”. Per individuare e affrontare i mali che affliggono il nostro pianeta, non esiste oggi strumento migliore che la lettura, razionale e sapiente, dell’Enciclica “Laudato Si’” (2015) di Papa Francesco, che affronta il tema dell’interconnessione fra crisi ambientale e crisi sociale, “umanitaria”, del nostro tempo. Il Papa ha coniato un’espressione assai efficacie, parlando di “ecologia integrale”, volendo chiarire che la salute ecologica della Terra non può e non deve prescindere dalla ecologia della vita umana.

Se vogliamo evitare che quanto affermato rimanga un’affascinante e tragicamente inutile dichiarazione di principio, dobbiamo provare a tradurre il tutto in linee di condotta culturale, economica, politica e sociale: è accettabile che l’intera divulgazione mediatica, anche ai livelli altissimi dell’ONU o della UE, sia indirizzata verso normative che riguardano il riscaldamento globale e nulla si dica sullo spaventoso dilagare della pratica dell’aborto? Chissà quanti cittadini del pianeta – informatissimi circa il disboscamento dell’Amazzonia e il pericolo di estinzione dell’orso polare – sono al corrente che nell’ultimo anno si sono praticati oltre 72 milioni di aborti? 139 aborti al minuto! E’ accettabile che si organizzino manifestazioni pubbliche per perorare la causa dei ghiacciai, mentre si ostracizzino manifestazioni altrettanto popolari per perorare la causa dei bimbi non nati o dei bimbi down “intercettati” nell’utero materno? Come non vedere e condannare la schizofrenia per cui mentre si lavora per il benessere animale – garantendo il diritto all’allattamento dei cuccioli al seno della loro mamma cagnolina – si pretenda di estendere il diritto dì aborto come diritto universale e si difenda l’abominevole pratica dell’utero in affitto che implica l’immediato allontanamento del bimbo dalla donna che lo ha gestato per nove mesi?

Con il vergognoso correlato, evidentemente ricattatorio, che chi vuole aiuti economici per le proprie popolazioni – magari a sostegno di misure di “transizione ecologica” – deve accettare programmi di controllo delle nascite con l’aborto al primo posto? “Ecologia integrale”: promozione e difesa della vita umana, dal concepimento alla morte naturale, passando per quell’intermezzo di anni da vivere e spendere per un mondo fatto a misura d’uomo. Rispetto del “creato” chiede il Papa: la natura va modellata per il benessere dell’uomo, al cui servizio è posta, partendo dal rispetto della vita di ogni uomo.

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