Il nostro paese, per mille ragioni, da dimostrazione spesso di non possedere a sufficienza la dote preziosissima del buon senso, della costanza nel perseguire obiettivi importanti da tutti attesi, della capacità di riconoscere nella collaborazione il primo requisito per ottenere risultati e coesione sociale. Anche in questa triste esperienza di prevedibile riinizio della pandemia, abbiamo dimostrato che siamo stati capaci di essere formiche, ma che ci piace di più essere cicala.
Ci siamo crogiolati su qualche risultato ottenuto, perdendo più tempo a descriverne in ogni modo le qualità avute, che il tempo dedicato all’impegno duraturo, e così dando esempi tanto necessari per gli italiani. Solo in questa chiave si spiega la frustrazione che stiamo subendo in questi giorni nell’assistere alla crescita a proiezione geometrica del Covid 19.
Tutto comincia ai primi di maggio: ci autoproclamiamo i più capaci del mondo a domare l’infezione, ma nel contempo oppositori e governanti iniziano una competizione a chi era più disposto a riaprire ogni attività all’insegna della liberazione dalla segregazione domestica. Anche alcuni dei cosiddetti “scienziati” si sono prodigati nel rassicurare urbi et orbi che ormai la “bestia” risultava morta o comunque priva di ogni forza.
Va ricordato che qualcuno aveva pur messo in guardia a non abbassare gli scudi, e che in autunno avremmo potuto subire altre conseguenze negative; ma non è stato considerato in nessun modo questa opinione, subito bollata al servizio di un non meglio precisato interesse. Poi sappiamo quello che è successo d’estate e come le difese sono state progressivamente sguarnite nella ignoranza più accentuata di come funziona la psicologia di massa. Va ricordato che gran parte dei 7 miliardi di Euro destinati in emergenza per la sanità, non sono ancora spesi per fortificare il sistema di difesa dei servizi territoriali e presidi sanitari, e non si è riprogrammato a sufficienza ogni servizio di trasporto, della scuola, dei servizi alla persona e dei servizi pubblici in generale. Non si sono previsti in tempo, nemmeno la congrua fornitura di vaccini antinfluenzali, al fine di diminuire il più possibile il numero di persone che in stato influenzale, potenzialmente, potrebbe intasare l’afflusso presso gli ospedali, nella preoccupazione di aver contratto il Covid 19.
Ed intanto continua la stucchevole querelle tra maggioranza e opposizione sulle collaborazioni negate. Ma la collaborazione non può che essere silente diuturna, incondizionata e al riparo dai fragori mediatici. Ed invece si ha più che la sensazione che ciascuno va cercando, più che la fatica della responsabilità di fronte al comprensibile malessere dei cittadini, un ennesimo podio per la perenne campagna elettorale.
Ed invece dobbiamo tutti remare dalla stessa parte per superare la prova pandemica. Per farlo efficacemente dobbiamo convincere ogni cittadino che il Covid 19 è una cosa seria e va sconfitto alla sola condizione di utilizzare ogni possibilità per ridurre il rischio di altre infezioni e morti. Le polemiche e le differenziazioni in questo caso sono drammaticamente pagate dalla economia e con la vita e la salute delle persone. Dunque ognuno faccia la sua parte nelle comunità locali regionali e nazionali; continuare lo scarica balire da parte della politica nel gioco di maggioranza ed opposizione, continuerà a screditare la nostra classe dirigente, per il solo fatto che esistono più poteri istituzionali nel paese, e i pesi di poteri sono ben distribuiti. D’altronde i cittadini questo lo hanno già da tempo capito.