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Il significato del Vangelo di questa prima domenica di Quaresima

Tentazioni. Chi parla ancora di loro oggi? Sembrano una realtà del passato, non di quest’epoca. Anzi, sono diventate uno degli argomenti tabù: insieme alla morte e al peccato. Dopotutto, l’uomo moderno deve vivere in modo positivo. Ha troppi stress esterni per aggiungerne un altro – oltre a quelli derivanti dalla vecchia mentalità. Non è forse sempre più vero che il diavolo, l’inferno e la tentazione sono simboli e non realtà? Sono opinioni che derivano dalla necessità di demitizzare la tradizione. Per troppo tempo essa ha stressato numerose generazioni di cristiani con i suoi concetti scomodi. Oggi, grazie allo sviluppo della scienza, possiamo guardare a queste e ad altre questioni in modo diverso, come il genere umano.

Come possiamo comprendere il Vangelo di oggi da una prospettiva così contemporanea e “scientifica”? Quaranta giorni nel deserto? Da solo, a digiuno? Tentazioni da parte di Satana? E poi ancora bestie selvagge e angeli? Sembra pittoresco, ma ancora più incredibile, una favola. Di che cosa si tratta? Come comprendere questi pochi e succinti versetti del Vangelo di San Marco?

Proviamo a sovrapporli ai nostri sentimenti di oggi. In linea di massima, il testo evoca nel lettore di oggi stranezza e persino rifiuto, anche se a volte può suscitare ammirazione. Proprio i temi del soggiorno nel deserto, della tentazione, di Satana, degli animali selvatici e degli angeli sembrano così lontani dalla nostra vita comoda, che vogliamo organizzare senza stress e con successo. Qualsiasi sforzo che questi temi comportano è oggi sgradito. Difficoltà esterne e interne. Ed ecco il Signore Gesù che si sottopone volontariamente a tali difficoltà. È destinato a rafforzarlo per la sua missione. Poi c’è la brutta notizia della morte di Giovanni Battista e la grande difficoltà di annunciare il Regno di Dio. Le sfide stesse.

Si, il Signore Gesù vi appare come un eroe, ma noi, che vogliamo soprattutto vivere una vita serena, non possiamo essere d’accordo su questo. Ed è in questa tensione tra la gravità delle situazioni descritte da San Marco e il nostro ideale di vita che è contenuto il sapore di questo Vangelo. Sappiamo quanto sia grande l’illusione di una vita tranquilla, senza stress e di successo. Se vogliamo essere onesti, non riusciremo mai a raggiungere una tale tranquillità: troppa gente cattiva intorno a noi, troppa ingiustizia. Lo scontro tra i nostri desideri e questa realtà è doloroso. Tanto più doloroso quanto più siamo sensibili. Ma dobbiamo vivere. Nonostante tutto. Nonostante la cattiveria e la piccolezza umana. Ed è qui che ci viene in soccorso la dura lezione del deserto, delle tentazioni, delle bestie e degli angeli.

Seguendo l’esempio del Signore Gesù, è indispensabile esercitarsi in condizioni difficili. Per condizionare e mettere alla prova il proprio cuore. Le tentazioni per i primi maestri della vita spirituale cristiana erano pensieri malvagi che apparivano dal nulla. Il più delle volte su suggerimento di Satana. È necessario, quindi, identificarle e respingerle. Evagrio Pontico descrisse otto tipi di questi pensieri malvagi: gola, lussuria, avarizia, ira, tristezza, accidia, vanagloria, superbia. Suggerisce anche misure per combatterli: oltre alla vigilanza ed esercizi ascetici, citazioni bibliche. Non è questo il contesto normale della nostra vita – ma le varie tentazioni, le loro conseguenze, la nostra ansia, i nostri tentativi a volte disperati di ritrovare la pace. A questo si aggiunge il contesto ostile di ciò che ci circonda: persone malvagie – le bestie non ne sarebbero un’immagine? E gli angeli – la presenza di persone buone? Vivere consapevolmente, dunque, non è forse una prova nel deserto? Se ce ne rendiamo conto, non è forse un’opportunità per avvicinarci al Signore Gesù? Si scoprirà che la sua esperienza non è un’astrazione, ma vi troviamo l’essenza stessa della nostra vita – se solo vogliamo viverla onestamente. La Quaresima ne dà una bella occasione. Quindi, coraggio! A prescindere anche dalle cattive notizie che possono arrivare dall’esterno e dai compiti a cui il Signore Gesù ci chiama.

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