Quanto amore hanno avuto i bambini per l’Eucarestia. Non per ingenuità, ma per vera e autentica fede in uno dei misteri della fede più grandi, intensi e piccoli, come le i chicchi di frumento. Quanta attinenza sul nome di Betlemme: “casa del pane”, ci delinea, senza forzature, la vita di Gesù, che adagiato in una mangiatoia, mostra, il dono del Suo “memoriale”, del “fate questo in memoria di me”: mangiate di me e vivrete di me. “Senza la eucarestia, la domenica, non possiamo vivere”, dicevano i martiri di Abitene. Proprio così: toglieteci tutto, perseguitateci, annientateci, ma non toglieteci l’eucarestia e se mi permettete: non ce la faremo togliere, basti pensare a come il Card. Van Thuan, celebrava con una sola mollica di pane durante la prigionia, o nelle “baracche dei preti” ad Auschwitz che celebravano clandestinamente e nell’orrore fioriva la santità e la testimonianza risplendeva di vera luce. Un cristiano non può non celebrare nel Giorno del Signore. Non è moralismo, né spiritualismo.
Non so’ se i cristiani – cattolici – hanno questa lucida consapevolezza, sembrerebbe non essere così, dato che la partecipazione domenicale all’eucarestia è in costante flessione. Il Santo Curato d’Ars, San Giovanni Maria Vianney, patrono dei parroci ce lo ricorda: “Tutte le buone opere messe insieme non equivalgono al sacrificio della Messa, perché sono opere degli uomini, mentre la Santa Messa è opera di Dio”. Tante buone opere senza Gesù, e non me ne vogliate.
Magari ci dibattiamo, con veemenza, per le processioni tradizionali (con fuochi d’artificio e luci abbaglianti), cose belle e lecite, che attirano; con un numeroso concorso di popolo, ma, se, poi si tratta di vivere l’eucarestia, di scendere in silenzio e in preghiera, per il Corpus Domini o per l’Adorazione Eucaristica e per la Messa nel Giorno del Signore, poniamo in essere tanti impedimenti e per questo, disertiamo; eppure è il Corpo e Sangue di Gesù, un dono grande che viene da Lui e non da noi e che ci richiama alla “spiritualità” e alla profondità dell’atto di fede che si trasforma in opera d’amore.
Quante volte dobbiamo dire e vivere quanto la Chiesa ci indica: “L’Eucaristia è fonte e culmine di tutta la vita cristiana. Tutti i sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici e le opere di apostolato, sono strettamente uniti alla sacra Eucaristia e ad essa sono ordinati. Infatti, nella santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua”.
Ecco perché, fin dalle origini, la Chiesa in cammino tra la terra e il cielo, ha riconosciuto la santità di molti bambini e giovani, manifestando al loro riguardo una particolare tenerezza materna, a partire dai più piccoli che sono i Santi Innocenti, poi verso i giovani martiri dei primi secoli come Agnese, Pancrazio e Tarcisio. Nel periodo più recente, la Chiesa ha canonizzato dei giovani come Domenico Savio, Maria Goretti e non ultimo Carlo Acutis dove esprimeva la sua devozione alla eucarestia definendola “l’autostrada verso il Paradiso” e Chiara Luce Badano, “la bambina innamorata di Gesù” e che grande regalo la prima comunione, un grande regalo ricevuto alla sua vita che lo ha sempre preferito, cercato e amato nei lontani e negli atei.
I santi bambini e giovani sono dei testimoni privilegiati di questa giovinezza della Chiesa, perché hanno amato l’Eucarestia. Che testimonianza di vita a noi, distratti e indifferenti. Innamorati di Gesù, i santi bambini e giovani, hanno vissuto la loro “prima e piena comunione” accogliendo e vivendo la presenza di Gesù vivo e vero, come un compagno pasquale che si dona nel servizio ai piccoli, ai poveri, ai lontani e ai nemici. Tutto questo commuove.
Vi consegno una confidenza: dalla mia prima comunione, ho promesso a me stesso di partecipare all’Eucarestia, ogni giorno. Sempre, per questa ragione non sono impazzito sugli orrori che viene fatto ai piccoli. Continuerò a ricevere e celebrare questo dono di lode e ringraziamento. Sempre.