Entra in vigore il decreto fiscale collegato alla manovra. Il provvedimento, contiene tra le altre cose l’abolizione di Equitalia e la rottamazione delle cartelle. Proprio i numeri inerenti questa possibilità fanno riflettere: siamo già oltre il milione di accessi al portale dove si può chiedere di saldare in 5 rate evitando gli interessi e i sovraccarichi sul debito iniziale. Cosa vuol dire? Due cose in une: che non è vero che siamo un popolo di evasori incalliti ma solo una nazione senza più risorse. Chi si “avvicina” alla rottamazione lo fa perché vuole togliersi di dosso il fardello del debito, che per un motivo o per l’altro ha fatto.
Spesso complice anche un calcolo dell’Irpef diabolico, per cui vieni liquidato – per dirla in termini molto semplici – con una somma che il datore di lavoro ricava dalle norme vigenti ma che lo Stato si riserva di ricalcolare anche anni dopo, cambiando le aliquote e richiedendo indietro all’ex dipendente cifre consistenti, che nel frattempo sono state impegnate. Senza che il povero lavoratore, tra l’altro, abbia alcuna possibilità di fare nulla né al momento dell’erogazione né al momento della successiva richiesta di soldi.
E’ solo uno dei tanti esempi di una burocrazia complessa che provoca disastri. Il fatto di non pagare i “ricarichi” sul debito iniziale è già considerata dagli italiani una forma di giustizia sociale, e per questo in tanti vi si avvicinano.
Ciò che c’è da rottamare, in realtà, è infatti il concetto stesso del rapporto tra Stato e cittadino, il quale paga perché appartiene a una comunità, ma anche per ricevere servizi. Questi ultimi negli anni sono diminuiti o peggiorati, le tasse al contrario aumentate. Le difficoltà burocratiche sono rimaste le stesse, nonostante qualche tentativo parlamentare di legiferare per snellirle. In sostanza lo Stato viene visto come colui che vessa il cittadino piuttosto che come chi controlla le regole del vivere civile; e il meccanismo per cui si cerca di non dare ciò che chiede, è lo stesso che si usa con chi risulta prepotente. Pagare le tasse è un dovere, certo, caricarle di interessi un’ingiustizia. Il primo passo – che serve in realtà anche per recuperare un capitale difficilmente esigibile in tempi brevi – è stato fatto. Ma ora va cambiato il sistema.