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La “rivoluzione leggera” di Biden

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Non sono i cento giorni di Roosvelt, quelli di Joe Biden: nel 1933 bastarono tre mesi o poco più per rivedere l’America fin nelle fondamenta. Il secondo presidente cattolico degli Stati Uniti non è stato così radicale, il che lascia spazio a giudizi di ogni tipo. Però non possiamo dire che sia tutto sbagliato: la rivoluzione di Biden si prospetta più leggera ma non meno duratura. Vediamo subito perché.

Biden ha ritrovato la via dell’Europa, alla quale si è presentato partecipando a un vertice dedicato al Covid. Persino troppo facile i raffronti con il piano Marshall di Truman, con il quale il Vecchio Continente si poté risollevare. Certo, da allora molte cose sono cambiate, ma riscoprire che i due lati dell’Atlantico storicamente tornano ad a riavvicinarsi non è una brutta notizia. Anche qua, un precedente, anche se in senso contrario: nel 1993 Clinton partecipò ai lavori del Pacific Rim, e tutti dissero che gli Stati Uniti voltavano le spalle all’Europa per andare verso l’area cinese e giapponese. Oggi avviene il contrario e non è un caso. Le democrazie occidentali hanno sempre qualcosa in comune, e sempre qualcosa da dirsi. Logico che il leader della principale democrazia guardi alle altre con interesse e speranza. Lo stesso per il Medio Oriente, dove Biden ha avuto la saggezza di non buttare via l’acqua sporca ed il bambino. Nel senso che si è tenuto la buona eredità di Trump costituita dalla Pace di Abramo, non ha rinnegato al tempo stesso il suo errore (spostare l’ambasciata americana a Gerusalemme) perché in diplomazia tornare sui propri passi è sempre un errore per qualsiasi potenza.

Quindi si ignora con discrezione l’eccesso, si valorizza il buono che c’è. Risultato: gli Stati Uniti stanno rintuzzando la pervasiva presenza dei russi degli ultimi quindici anni, stanno ricostruendo alleanze soprattutto a credibilità. Ne giova anche l’Italia, che in Libia trova nuovi spazi dopo tanti anni di chiusura dovuta agli eccessi del presenzialismo francese. Non dimentichiamoci di questo, c’è spazio anche per noi quando gli Stati Uniti ritrovano la carreggiata su cui muoversi.

Interessante, se possibile, ancora di più la sua politica sociale. Nessun grande movimento, ma sicuramente dei segnali molto forti. Alludiamo al piano per la redistribuzione del carico fiscale, oltre a quello sull’emergenza per il Covid. Più dei numeri conta la filosofia: lo Stato torna a distribuire, ricchezza quanto oneri fiscali, secondo un criterio progressivo, che poi è lo stesso previsto dalla Costituzione italiana. Era dai tempi di Ronald Regan che non succedeva una cosa del genere, gli Stati Uniti stanno raccogliendo denaro fresco all’interno della propria società per poter fare un grande balzo in avanti. Aspettiamocelo, e sarà anche qua probabilmente un bene per tutti. Più giustizia sociale è metà del grande compito di Biden, il quale ha potuto usufruire del fatto che i repubblicani hanno abbaiato molto ma morso poco l’Obama Care. Gli Stati Uniti non stanno diventando un Paese socialista, stanno tornando ai bei vecchi tempi degli anni 60.

Meno entusiasmante è il programma dedicato ai cosiddetti diritti. Biden deve fare i conti – lui cattolico – con una maggioranza di partito democratico che definire laicista è dire poco. Kamala Harris, da vicepresidente, gli sta alle calcagna e lui non può che tenere conto di questo particolare. Quindi non ha potuto far altro che ripristinare le regole seguite da Obama sulle critiche che praticano gli aborti, questo non può piacere a un elettore cattolico.

L’essere cattolico di Biden aveva caricato il suo mandato presidenziale con delle attese eccessive. Eccessive come le critiche preventive che gli sono state mosse. In realtà non bisogna guardare il dito ma la luna. Nel senso che quello che succederà non dipenderà direttamente dalla Casa Bianca, lo stabilisce la legge americana. Ricordiamoci sempre che l’aborto negli Stati Uniti fu introdotto da una sentenza della Corte Suprema del 1973, e Jimmy Carter (non cattolico ma sicuramente antiabortista) sintetizzò la posizione della Casa Bianca in questo modo: non ci sono i poteri per andare contro a quello che decide la Corte Suprema. Ergo anche Biden dovrà aspettare, eventualmente, una pronuncia a riguardo della Suprema Corte a riguardo. E qui le prospettive sono abbastanza rosee, nel senso che per la prima volta dopo almeno un cinquantennio la maggioranza dei giudici supremi è per la vita. C’è forse da aspettare solamente il momento giusto. Quando questo succederà, magari Biden sarà ricordato veramente come un presidente cattolico.

Nicola Graziani: