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I risultati di alto livello raggiunti da Giorgia Meloni nella sua seconda missione internazionale

È stato un successo e non era scontato, siamo riusciti a fare una dichiarazione congiunta sull’Ucraina, c’è un riavvicinamento dell’Occidente con il resto del mondo sulla condanna netta” verso Mosca. Giorgia Meloni, lasciando il suo primo G20 di Bali, non ha nessun timore reverenziale nell’andare sopra le righe per commentare il risultato della sua seconda missione internazionale (la prima è stata la Cop27) di alto livello. Ma al di là dei toni trionfalistici, va considerato un aspetto: l’Italia è tornata ad occupare una posizione di primo piano nel contesto internazionale. E non si tratta solo di peso politico, all’interno della classifica dei buoni e dei cattivi, ma di considerazione pratica, dettata dalle dinamiche europee. Insomma, siamo tornati laddove eravamo fino a qualche anno fa, riguadagnando quei consensi e quella credibilità vanificati dai governi che hanno preceduto Mario Draghi.

Va detto che non era scontato ottenere questi risultati, pur avendo come faro l’agenda scritta dal precedente governo, quindi un percorso illuminato e protetto. Ma anche le autostrade, a volte, si trasformano in corse ad ostacoli. Le tensioni con la Francia, l’intervento del capo dello Stato, Sergio Mattarella, teso a sminare il campo in vista del vertice dei paesi più industrializzati nel mondo, erano nuvole dense all’orizzonte, pronte a mettere in ombra la Meloni. Dunque si poteva anche sbagliare. Ma il gioco di squadra fra Quirinale e Palazzo Chigi, nonostante l’evidente carenza operativa del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in ritardo su tempi e modi, nonché nella forma, hanno riportato il sereno. E a Bali l’Italia ha potuto mostrare la sua faccia migliore. Adesso c’è da raccogliere i frutti di questa semina.

Nei nostri confronti c’era molta curiosità, non sono nemmeno riuscita a fare tutti i bilaterali che sono stati richiesti dagli altri governi”, spiega la Meloni, “certo c’è il fatto che sono stata l’unica donna seduta al tavolo come rappresentante di uno Stato, ma non è solo questo”. Non a caso il bilancio della presidente del Consiglio, alla fine del G20, parte dalla sottolineatura del peso specifico del suo esecutivo, attribuendo a questo il suo punto di forza: «Sì, sono donna, ma siamo anche un governo stabile e solido, che ha una prospettiva più lunga e diversa di chi ci ha preceduto, gli altri esecutivi italiani hanno sempre avuto un orizzonte corto e in questi casi è difficile avere una visione, noi invece possiamo avere una strategia di lungo periodo, possiamo fare la differenza, impostare alcune relazioni bilaterali in modo diverso, e questo rende più facile il nostro ruolo internazionale”. Un passaggio, quello dedicato dalla Meloni alla politica interna, tanto inatteso quanto strategico. Perché se da una parte la premier mira a tranquillizzare i partner internazionali, senza scordare i mercati, dall’altra mette le forze della maggioranza con le spalle al muro, chiarendo come il governo stia lavorando pancia a terra e se dovesse fallire nella sua missione sarebbe solo e soltanto colpa delle fibrillazioni create dai partiti. Senza andare troppo lontani appare evidente come il destinatario primario sia il leader della Lega, Matteo Salvini. L’alleato, in buona sostanza, non può continuare a giocare una partita personale, quando sono in ballo gli interessi del Paese e gli equilibri internazionali. A partire dai rapporti con l’Asia, con cui “è importante dialogare”, ma anche al Mediterraneo, e in questo caso il riferimento è alla Turchia.

Nei due giorni a Bali, la presidente del Consiglio ha tenuto fede ad un’agenda fitta di bilaterali. Ha visto, tra gli altri, il presidente americano Joe Biden, il leader cinese Xi Jinping, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il primo ministro indiano Narendra Modi. “Non sono riuscita”, spiega alla fine della missione, “a farli tutti”. Ma l’elemento forte è stata l’idea di un governo stabile e solido che dà proiezione di lungo periodo e rende più facile e interessante l’Italia come soggetto con cui è importante relazionarsi. Con Biden in particolare la Meloni ha convenuto di fissare un nuovo incontro in tempi rapidi, incassando “apprezzamento” per “la coerenza e l’impegno dell’Italia sul sostegno all’Ucraina”. Sul fronte dell’energia gli Usa hanno dato “disponibilità ad aumentare le forniture di gas”, ma anche a “ragionare con l’Ue per calmierare i prezzi”. Anche Xi ha invitato la nostra premier a visitare il Paese (invito accettato). La presidente del Consiglio ha espresso l’interesse a promuovere gli interessi economici reciproci, anche nell’ottica di un “aumento delle esportazioni italiane” in Cina e auspicato la ripresa di “tutti i canali di dialogo” tra Pechino e l’Ue, anche “in materia di diritti umani”.

Tra tutti gli incontri non c’è stato però spazio per un “chiarimento” con il presidente francese Emmanuel Macron sulla questione dei migranti e delle navi Ong dopo le tensioni degli ultimi giorni tra Roma e Parigi. “Naturalmente”, spiega la Meloni, “ho incontrato diverse volte Macron in questi giorni ma non c’è stato modo per approfondire la vicenda. Non c’è bisogno di arrivare a Bali per parlare di questioni europee. Ho parlato della questione con Charles Michel perché rappresenta tutta l’Ue” ed è stato convenuto di “riprendere in mano questione e parlarne nella sede propria“. Comunque, ha ribadito, sul tema “quello che è accaduto dimostra che le soluzioni fin qui individuate non sono le migliori e non sono sufficienti, abbiamo ragionato di come organizzare delle riunioni per mettere delle soluzioni sul tavolo su una materia su cui è meglio collaborare che discutere”.

L’agenda del summit è stata, naturalmente, condizionata dalla guerra in Ucraina e in particolare dal massiccio attacco missilistico della Russia. La Meloni ha partecipato a una riunione convocata d’urgenza dei partner Nato-G7 presenti a Bali, per analizzare il caso del missile che ha provocato due morti in un villaggio in Polonia. Il prossimo appuntamento è l’approvazione della manovra, che andrà lunedì in Consiglio dei ministri. “Dobbiamo fare presto“, ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, anche lui presente al G20. E le condizioni per fare bene ci sono. L’importante, ora, è non vanificare i risultati ottenuti a Bali, rovinando tutto con classiche scaramucce della politica interna, sempre più miope e ombelicale, rispetto agli scenari mondiali. Serve alzare lo sguardo oltre la siepe, non costruire nuovi recinti, pensando solo alle beghe di cortile.

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