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Ripartire in Avvento da don Luigi Sturzo

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Abbiamo da poco celebrato il 150° anniversario della nascita di don Luigi Sturzo. Dobbiamo rendere grazie al Signore per aver donato all’Italia e alla Chiesa questo servo di Dio, che si è fatto annunciatore e testimone dell’amore di Dio verso gli uomini concependo l’impegno politico come dovere morale e atto d’amore a servizio del bene comune. Questo anniversario deve essere l’occasione per fare memoria di un’esperienza ancora attuale.

Don Luigi nel suo testamento raccomandava “agli amici di tenere sempre la verità come insegna della loro attività di studio e l’amore di Dio e del prossimo come vera vita naturale e soprannaturale”. Il prestigioso Istituto che porta il suo nome deve essere sempre impegnato ad approfondire il suo pensiero e continuare il suo impegno culturale e sociale nel campo degli studi storici, sociologici e politici in riferimento alla complessa realtà della nostra società. Facendo un bilancio della sua vita don Luigi Sturzo  scrisse: “A guardare un passato che non torna, posso ben dire di aver servito con rettitudine ed ardore una causa non indegna di un sacerdote cattolico, quando all’amore e al servizio per la patria ho unito quell’ideale cristiano ed umano della pace, della elevazione dei lavoratori nella collaborazione fra le classi, delle libertà politiche quali garanzie di bene e di progresso, della ricerca della verità negli studi storici e sociologici, della difesa dei diritti della persona umana di fronte ad uno statalismo che invade anche il campo sacro della coscienza e della religione”.

Il periodo dell’Avvento ci ricorda che l’attesa del Signore è una caratteristica del credente, che non si addormenta nella routine di ogni giorno, ma è sempre attivo e pronto. Don Luigi ha vissuto in attesa della venuta del Signore con una vigilanza operosa che è la risposta al Signore che ci viene incontro continuamente con la sua misericordia. In una lettera non spedita don Sturzo scrive: “La nostra vita spirituale ci abitua a guardare d’un occhio diverso tutta la vita presente, e le bellezze naturali e la scienza e la storia; perché a tutto dà il senso del fine, e questo fine è una espressione della ragion d’essere di ogni cosa che esiste e di ogni fatto che accade, e tutto si coordina a Dio, e tutto di Dio ci parla, e tutto a Dio ci appella”.

La frequentazione assidua della Parola di Dio ha plasmato la sua vita sacerdotale. L’Avvento è il Dio attento ai bisogni materiali e spirituali delle persone, che interviene, non magicamente, ma chiedendo la collaborazione di tutti, per sfamare le tante persone che ancora non hanno trovato il senso della propria vita. È interessante a questo proposito citare quanto Sturzo scrisse all’amico Giuseppe Stragliati, che attraversava una profonda crisi spirituale: “Perché io mi occupo di politica? Perché trovo che a mezzo di essa potrò fare del bene agli altri e realizzare, per quanto è possibile, un benessere terreno, che deve servire a meglio attuare il benessere spirituale delle anime. Gesù si occupava forse del benessere terreno quando sanava gli infermi e resuscitava i morti o sfamava le turbe nel deserto? Ma bada, ogni benessere terreno passa: la salute o la ricchezza, l’ordine familiare o sociale, tutto cambia, si muove si trasforma, passa; ogni giorno il suo male, ogni epoca le sue crisi. Senza una concezione religiosa dell’aldilà, un Dio creatore e giudice (quale la fede ce lo insegna) noi saremmo i più infelici fra gli esseri e i più indegni di vivere”.

Don Luigi Sturzo come seguace di Gesù Cristo, che dopo aver chiamato i dodici li ha inviati ad annunziare la buona novella del Regno di Dio e a liberare le persone da ogni male, da ogni forma di schiavitù e dalle malattie spirituali e corporali, ha concepito tutta la sua vita come risposta ad una vocazione per adempiere la missione di portare la carità nella vita pubblica per una salvezza integrale. Alla base della concezione teologica di Sturzo una concezione del mistero di Cristo vero Dio e vero uomo che, porta ad escludere sia la confusione integrista tra fede e politica, sia la separazione laicista fra vita cristiana animata dalla carità e l’impegno politico. Quest’impostazione del rapporto fra grazia e natura si ritroverà sia nell’elaborazione del progetto di un partito laico di ispirazione cristiana, sia nella sua sociologia storicista che è stata definita “cristiana nella radice, laica nelle foglie”.

mons. Michele Pennisi: