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La ricerca della Pace tra colombe e corvi

La storia è maestra di vita, e bisognerebbe preservarla e proporla con molta cura per le giovani generazioni. Anche nelle società moderne che pur dispongono di strumenti prodigiosi, la memoria storica viene facilmente sepolta dalle cronache concitate della vita quotidiana quando non mostriamo attenzione ai suoi insegnamenti. Ad esempio se considerassimo l’occupazione illegale della Crimea e le manovre russe nel Donbass, fino alla loro illegale associazione alla Federazione russa, ci renderemmo conto che presentano analogie simili all’”Anschluss” dell’Austria avvenuta nei primi mesi del 1938, all’annessione dei Sudeti negli ultimi mesi del medesimo anno, alla occupazione dell’intera Cecoslovacchia nel marzo 1939 da parte della Germania nazista. Anche l’annessione della penisola Ucraina e le manovre nel Donbass, aldilà delle blande sanzioni, sono state vissute dagli europei come inevitabili. Solo l’occupazione dell’Ucraina è riuscita ad allertare le Democrazie, come avvenne con l’invasione della Polonia pianificato con il patto Molotov-Ribbentrop per dividersi le sue spoglie. Sappiamo poi le conseguenze per la Francia e dell’incendio che bruciò l’Europa ed il mondo.

In quegli anni, alla fine degli anni 30 del secolo scorso, così come nella nostra epoca, nelle società democratiche e soprattutto in Europa, si sono sottovalutate le dinamiche presenti nelle società sottomesse ad autocrati. Se in democrazia il sentimento generale della opinione pubblica è di ripudio della violenza e della guerra, nelle dittature contano solo i propositi dei dittatori interessati alla logica dell’asservimento altrui per perpetuare il loro potere. Per questa essenziale ragione invocare il caso storico che ci ha riguardato come italiani, quello del “non belligerante” Mussolini, è carico di insegnamenti per comprendere la dinamica che spinge i dittatori, al contrario dei governi democratici, a compiere scelte scellerate in assenza di una opinione pubblica e di contrappesi di potere. Il Duce folgorato dalla inaspettata caduta della Francia, si affrettò in pochi giorni ad entrare in guerra per partecipare alla spartizione dell’Europa trascinando la Nazione italiana nel baratro.

Ritornando ai giorni nostri, chi può ormai mettere in dubbio che l’occupazione della Crimea è stata operata nella convinzione di condurla senza il contrasto ucraino e senza opposizione europea ed internazionale adeguate, aldilà della sterile condanna priva di conseguenze concrete? E chi può disconoscere che la stessa invasione dell’intera Ucraina non sia stata incentivata dall’assenza di resistenza alla occupazione della penisola del mar Nero? Al punto in cui siamo, se si dovesse malauguratamente abbandonare gli ucraini al loro triste destino come taluni “amici del giaguaro” nei fatti sotto sotto auspicano, la reazione a catena in molti scacchieri regionali del mondo, soprattutto in estremo oriente ed est Europa, sarebbero molto probabili, come la polarizzazione che avverrebbe nel mondo attorno alle dittature guida, per sopraffare l’Occidente che peraltro è già la narrazione che accomuna costoro agli “stati canaglia” diffusi nel mondo.

Dunque, la sola ipotesi di tali sviluppi dovrebbe far riflettere sulla posta in gioco per la salvaguardia della pace. Abbandonarsi a sacrosante speranze con ingenuità, possono condurre a soluzioni opposti ai nostri propositi e prontamente sfruttate dalla inquietante rete putiniana in Italia ed in Europa, ben organizzata da tempo in ogni attività influente l’opinione pubblica, nella politica e nelle attività economico-commerciali. Essi spesso per confondere le persone annunciano nei cieli delle democrazie le colombe della pace, ma i propositi che coltivano sono in verità i corvi neri dell’inganno che propugnano un mondo dove chi è forte ha il diritto di sottomettere il debole. Insomma, la ricerca della pace come bene primario per l’umanità, va condotta nella consapevolezza della complessità dei fattori da considerare per preservarla in un mondo sotto attacco dal demonio che alligna soprattutto nelle società prive di libertà, dove più facilmente cresce la ribellione contro Dio da parte di Dittatori posseduti dal desiderio mostruoso di paragonarsi a lui.

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