A voler pensar male vieni quasi da dire che quello di ieri, martedì 3 dicembre, sia stato un Consiglio dei ministri convocato ad hoc, al netto delle questioni all’ordine del giorno. La seduta lampo, durata una decina di minuti, ha registrato l’esordio nella compagine di Palazzo Chigi dell’esponente di Fdi, Tommaso Foti, che lunedì ha giurato al Quirinale da nuovo ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr, andando a sostituire Raffaele Fitto, traslocato a Bruxelles. “Emozionato? Faccio il mio dovere”, spiega il neo ministro, entrando a Palazzo Chiugi. Rispetto al al suo predecessore Foti non avrà la delega per il Sud.
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha deciso di mantenere in capo a sé il coordinamento delle politiche per il Sud e ha avviato, da subito, una ricognizione all’interno del governo in merito a quanto già realizzato per rafforzare lo sviluppo del Mezzogiorno, ai programmi in atto e alle proposte ancora da implementare, in particolare su incentivi, infrastrutture e investimenti. E questa potrebbe essere anche una buona notizia. Da una gestione oculata del fondi europei passa non solo lo sviluppo del Paese, ma anche quel tentativo di riallineamento fra il Nord e il Sud, ancora oggi in marcia con due diverse velocità. Al di là dell’esordio di Foti, il Consiglio dei ministri ha approvato, in via definitiva, un ulteriore decreto legislativo sulla revisione del regime impositivo dei redditi, Irpef e Ires, destinato ad avere ricadute significative sui conti delle famiglie.
“Il provvedimento interviene sulla determinazione del reddito, sia delle persone fisiche che di quelle giuridiche, con modifiche che interessano le diverse categorie reddituali”, spiega il viceministro dell’Economia e delle Finanze, Maurizio Leo. Nel dettaglio, stando alla nota del Mef, per i redditi da lavoro autonomo “viene razionalizzata tale categoria reddituale con una sostanziale semplificazione del sistema, avvicinandola a quella del reddito d’impresa. Inoltre, viene introdotta la possibilità per gli studi professionali di aggregarsi in regime di neutralità fiscale”. Una misura che, per il viceministro, “favorisce la crescita e la competitività dei professionisti”, della quale l’Italia ha assoluto bisogno, e non solo in questo comparto. Rendere più agile il lavoro aiuta le famiglie a liberarsi da lacci e lacciuoli ancora persistenti in molti settori dell’economia reale.
A questo intervento, si aggiunge anche quello relativo sui redditi agrari, dove “vengono introdotte regole che valorizzano le colture innovative, come le vertical farm e le colture idroponiche”. L’obiettivo – spiega ancora Leo – “è sostenere un’agricoltura tecnologica e moderna, che renda il nostro Paese, anche dal punto di vista fiscale, al passo con i tempi”. Revisione anche del reddito d’impresa: “Si riduce il doppio binario civile-fiscale e si rivoluziona il sistema di riporto delle perdite infragruppo, allineandolo agli standard europei. Viene inoltre disciplinata la scissione per scorporo e riviste le operazioni di conferimento e liquidazione”.
Tra le altre disposizioni, infine, viene prorogata, d’intesa con la Commissione Ue, la tonnage tax. In tal modo, “si dà l’opportunità alle imprese armatoriali di poter beneficiare di questo importante regime che altrimenti sarebbe scaduto”. “Si interviene anche sulle aliquote delle società di comodo, con particolare attenzione alla determinazione del reddito per quelle immobiliari e da partecipazione”, aggiunge Leo. “Con questo decreto – conclude – il governo continua il cammino verso la costruzione di un fisco più moderno ed efficiente, confermando l’impegno preso con i cittadini per una riforma strutturale in linea con le esigenze del Paese e delle imprese”.
Il Cdm ha anche deliberato l’assegnazione della quota dell’otto per mille dell’Irpef devoluta alla diretta gestione statale per l’anno 2023, riferita alle scelte non espresse dai contribuenti, ai fini del finanziamento di progetti/interventi volti alla prevenzione ed al recupero dalle tossicodipendenze e dalle altre dipendenze patologiche. Tale quota risulta pari a 63.673.631 euro. All’esito dell’istruttoria, svolta dalla Commissione tecnica valutativa e di monitoraggio della relativa categoria, in merito alle domande di contributo per l’annualità 2023, risultano idonei al finanziamento 33 progetti, per un importo complessivo pari a 10.396.662 euro e quindi, dalla ripartizione residua un importo di 53.276.969,29 euro.
In considerazione dell’urgente necessità di mettere a punto interventi di prevenzione strutturata e precoce, soprattutto verso le fasce giovanili, e di affrontare concretamente le difficoltà connesse all’inserimento dei soggetti fragili nelle comunità terapeutiche, come segnalato dal Dipartimento per le politiche antidroga, e dell’impatto sociale e sanitario delle dipendenze patologiche, che ha notevoli ripercussioni sul benessere individuale e delle famiglie, oltreché sull’ordine pubblico, sulla spesa sanitaria e sociale, il Consiglio dei ministri ritiene opportuno impiegare tutte le risorse disponibili per il finanziamento di questi progetti.