La crescente tensione nell’area mediorientale ci richiama all’esigenza improrogabile di un impegno collettivo per promuovere una cultura della pace su scala globale. Il confronto pacifico tra le nazioni e il disarmo sono obiettivi fondamentali per il bene di tutta l’umanità e, in qualità di cristiani e guardando alla Terra Santa, abbiamo il compito di incentivare il dialogo interreligioso che, in questo periodo definito da Papa Francesco di “Terza guerra mondiale a pezzi”, deve essere uno strumento per perseguire la fraternità e la pacificazione a 360 gradi. Ci troviamo di fronte a una responsabilità per il futuro di tutta l’umanità e, attraverso il disarmo, dobbiamo affermare una visione che metta al centro lo sviluppo umano integrale.
Noi di Civiltà dell’Amore, da sempre, siamo impegnati su questo versante. Ad Assisi, quest’anno, abbiamo organizzato un’iniziativa per promuovere il dialogo tra religioni e, allo stesso tempo, lanciare un messaggio di pace a coloro che, San Francesco, definiva i “reggitori dei popoli”, ma anche e soprattutto alla società civile. Vogliamo dire, dal basso che, attraverso le motivazioni forti delle religioni, il dialogo reciproco e gli strumenti operativi della conversione nucleare, la società civile, attraverso la forza morale delle religioni, prende l’iniziativa di lanciare un messaggio legato alla pace, a cominciare dal Medioriente. Le tecnologie militari devono essere convertite in strumenti di pace nonché allo sviluppo pacifico e occorre riaffermare quanto sancito dall’accordo di disarmo nucleare PAGC, firmato nel luglio 2015, il quale permetteva a Teheran di veder diminuire le sanzioni ed avere un’energia nucleare per usi civili. Alla luce di ciò, l’Europa, deve tornare ad essere fautrice di tavoli di confronto, finalizzati al disarmo e alla pace globale.