Il brano del Vangelo di Giovanni di questa domenica si collega ad una domanda che spesso tutti noi ci poniamo: perché queste disparità nel mondo, come si potrebbe evitare una volta per tutte i morti per fame, come assicurare a tutti il cibo sufficiente e le cure necessarie? Come gli apostoli, dinanzi ai cinquemila uomini che seguivano Gesù, che come noi vedono la loro impotenza, non siamo capaci di trovare una risposta.
Certo se ci fosse una distribuzione più giusta della ricchezza, se i paesi ricchi aiutassero davvero quelli dove si muore ancora di fame, se i miliardi delle spese degli armamenti fossero impiegati per curare tutti: discorsi che sappiamo bene, ma che suonano come una retorica!
Il Vangelo oggi svela che dinanzi a questa domanda e alla nostra impotenza si nasconde qualcosa di più profondo: la radice di queste ingiustizie è il peccato dell’uomo – l’illusione che la ricerca del potere e della ricchezza lo rendano felice e realizzato. Non solo: in noi c’è anche lo scandalo della Croce, seguire Cristo illudendosi che il cristiano abbia tutte le soluzioni e le risposte alle sofferenze dell’uomo, che invece si trovano solo in Dio.
Il vero problema è dunque un altro. La soluzione non è sociale, ma spirituale. È guarire il cuore dell’uomo. Perché l’uomo redento è capace di donare agli altri, non è più ingannato credendosi immortale ed accumulando soldi e case e ignorando, come il ricco epulone i bisogni dei fratelli, sempre sospettoso che gli tolgano qualcosa, così chiuso in sé stesso.
Gesù compie il miracolo di sfamare le folle che lo seguivano per mostrare che l’uomo può ricevere da Lui questo cibo, Cristo ci dona il Suo Spirito, con la Sua Parola, il Suo Corpo e il Suo Sangue riceviamo un alimento celeste, il solo può sfamare il bisogno più profondo del nostro cuore: sentirci amati.