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Quello che la pandemia ha fatto emergere di noi

La pandemia ci ha fatto capire l’importanza delle relazioni personali, liberandole dalla preoccupazione delle strutture e facendo emergere il contributo di ciascuno. Tra i temi che hanno bisogno di maggiore attenzione si ravvisano in maniera più ricorrente quelli dell’ascolto, dell’inclusione e dell’accoglienza, della formazione, del coinvolgimento dei giovani, della pastorale organica. E’ emerso il bisogno di un ascolto di qualità, privo di pregiudizi che possa permettere ad ogni persona di aprirsi completamente, senza sentirsi guardati dall’alto in basso. Si è manifestata la necessità di sapere ascoltarsi all’interno delle stesse realtà ecclesiali presenti nelle parrocchie e di sapere ascoltare coloro che sono più lontani, come i poveri e anche le istituzioni territoriali.

Serve la presenza di figure di riferimento capaci di ascolto a partire dai presbiteri, che devono recuperare la direzione spirituale e il sacramento della confessione. L’inclusione è fondamentale per la salute spirituale delle realtà ecclesiali. Essa si presenta sotto diverse forme. Ossia accoglienza per tutte le realtà più o meno irregolari  in cui possono trovarsi i fedeli, apertura e riscoperta dei carismi di ciascuno, creazione di relazioni coinvolgenti ed empatiche, attenzione ai disabili e alle vecchie e nuove povertà (di valori,  di relazioni,  di affetto, di cultura). Questo richiede un’esperienza di Chiesa come famiglia che si fa compagna di viaggio di tutti, che coinvolga i lontani, che sappia, ad imitazione di Cristo, ascoltare ed andare incontro al cuore dell’uomo e che parli un linguaggio  più comprensibile anche nelle omelie.

Una espressione concreta dell’accoglienza è il coinvolgimento di tutti i fedeli nella vita della Chiesa in particolare in occasione delle liturgie eucaristiche, culmine e fonte della vita della Chiesa. Nel riunirsi dei fedeli, Dio opera segni e prodigi, rinsalda e fa crescere la comunità e disperde le forze disgregatrici. Ne nasce una vita bella, che sa affrontare le vicende umane, nella loro alternanza tra gioie e dolori, alla luce del Vangelo, senza fughe dalla realtà, ma con la gioia pasquale nel cuore che irradia una speranza indistruttibile di vita senza fine.

mons. Michele Pennisi: