Celebrare annualmente come festa nazionale il 25 aprile non intende solamente serbare memoria e riconoscenza per la ricorrenza, in quel giorno del 1945, della Dichiarazione, da parte del Comitato di liberazione nazionale (CNL) Alta Italia, della liberazione dalla occupazione nazista e della definitiva caduta del regime fascista. Un atto di alto significato politico e simbolico nella storia nazionale: la sottolineatura della partecipazione popolare alla liberazione mediante l’azione delle formazioni partigiane, in unità di intenti pur nella diversità degli orientamenti politici, che avrebbe dato dignità nei rapporti con le forze alleate di liberazione; la affermazione dei valori della libertà e della democrazia, che avrebbe aperto il percorso per la Assemblea costituente e la costituzione repubblicana. In quel frangente forze politiche di ispirazione ideale profondamente diversa furono concordi nell’impegno di risollevare il Paese dalle distruzioni materiali e morali della guerra e nella ricostruzione delle istituzioni.
Sono trascorsi da allora poco meno di ottanta anni e i valori impressi nella Costituzione, che da quelle drammatiche vicende ha tratto origine, sono elemento della comune coscienza civile. Ci si riconosce nei diritti inviolabili della persona, che richiedono parimenti come inderogabili i doveri di solidarietà sociale, economica e politica. Assieme ai diritti fondamentali, le istituzioni democratiche sono state salvaguardate, senza ricorrere ad un pericoloso stato di eccezione, nei momenti tragici segnati dal terrorismo e dallo stragismo. Principi costituzionali orientano anche nel contesto attuale. Il diritto di asilo e l’accoglienza dello straniero che non goda dei diritti di libertà nel suo Paese. Il ripudio della guerra come strumento di soluzione delle controversie internazionali e l’impegno per la costruzione della pace e della giustizia tra le nazioni.
La festa nazionale del 25 aprile invita a riconoscersi nei valori costituzionali germogliati dalla liberazione, sollecita ad inverarli quotidianamente nella società e nelle istituzioni. È festa di unità in un sentire comune e non occasione per rinnovare fratture sanate da tempo o per suscitare nuove occasioni di contrapposizione.