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Quale futuro per le pensioni in Italia

La proposta dell’esecutivo per il pensionamento a settant’anni dei dipendenti pubblici sottolinea la situazione molto difficile delle finanze italiane ma, francamente, non la trovo una buona idea. Come molti altri cittadini, sono convinto del fatto che la Pubblica Amministrazione ha bisogno di rinnovarsi e inserire tra le proprie fila dei giovani, in grado di destreggiarsi nell’utilizzo delle nuove tecnologie. Mantenere in servizio personale molto anziano invece, non sembra una svolta tanto è vero che, parlando con diverse persone recentemente rivoltesi a degli uffici pubblici, ne danno un giudizio negativo in merito alle metodologie di svolgimento adottate per assolvere ai propri compiti. Pertanto, al fine di favorire lo sviluppo del Paese, sarebbe importante ringiovanire e snellire questo settore.

Occorre però ribadire che, allo stato attuale, il vero problema in ambito pensionistico è la necessità di ristabilire un equilibrio il quale, purtroppo, ad oggi, manca. Il sistema odierno si definisce “a ripartizione” e significa che, le pensioni attuali, sono pagare da coloro i quali stanno lavorando. Quindi, occorre incrementare gli investimenti del Pnrr al fine di aumentare l’occupazione buona, dare lavoro ai più giovani e, di conseguenza, rendere maggiore il loro contributo previdenziale e ristabilire l’equilibrio dell’intero sistema Paese. Non è possibile andare avanti così: la popolazione italiana sta progressivamente invecchiando e, tra lavoratori e pensionati, c’è quasi un rapporto uno a uno. Ciò è profondamente sbagliato e occorre aumentare il lavoro dignitoso.

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