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Provvedimenti dal Governo: verificare sul campo la sostanza di quanto approvato

Per chi segue le discipline orientali citare Confucio non sarà una gran novità. “Non importa se vai avanti piano, l’importante è che non ti fermi”. Ecco, se volessimo raccontare con un tweet, un flash, quanto varato dal Consiglio dei ministri nella riunione di martedì pomeriggio potremmo tranquillamente adagiarci sulla massima confuciana. Considerando il momento storico, denso di tensione fibrillazioni, soprattutto sul piano internazionale, un governo che non balla il ballo del mattone è già un dato positivo. Quanto alla sostanza di quanto approvato sarà necessario verificare sul campo gli effetti dei provvedimenti presi. Di sicuro c’è che le famiglie avranno qualcosa in più per affrontare la crisi, e le aziende del settore alimentare una preoccupazione in meno per combattere con la concorrenza. In estrema sintesi il governo ha approvato il testo di un ulteriore “decreto bollette”, pensato per continuare a contenere i costi dell’energia, un nuovo decreto legislativo sugli appalti, e un disegno di legge che vieterebbe la produzione e commercializzazione di alimenti e mangimi sintetici.

Non sono atti neutri, ma fatti concreti, con evidenti ricadute sulle tasche degli italiani e delle imprese. Il più recente decreto bollette si applicherà al secondo trimestre del 2023 – quindi da inizio aprile a fine giugno – e include sia varie proroghe a misure già esistenti, che un nuovo bonus. A essere prorogate sono le agevolazioni sulle tariffe per la fornitura di energia elettrica, sia per le famiglie economicamente svantaggiate (una categoria che da inizio gennaio include tutte le famiglie che hanno un ISEE inferiore a 15 mila euro) che per le persone che si trovano in gravi situazioni di salute. Il decreto proroga anche la riduzione dell’IVA sul gas al 5 per cento fino a giugno, e estende questa riduzione al teleriscaldamento, ovvero il riscaldamento che consiste nella distribuzione di acqua calda o vapore. Una vera novità, invece, il “bonus riscaldamento”, che varrà per il periodo tra l’1 ottobre e il 31 dicembre 2023, nel caso in cui la media dei prezzi giornalieri del gas naturale sul mercato all’ingrosso superi una certa soglia. Il decreto bollette conferma anche varie misure che si applicano alle imprese, tra cui il credito d’imposta per l’acquisto di energia elettrica e gas naturale e lo stanziamento di circa 1,1 miliardi di euro in favore di regioni e province autonome per limitare l’impatto del payback dei dispositivi medici sulle aziende del settore. In totale, le risorse complessive stanziate nel provvedimento sono pari a 4,9 miliardi di euro.

Il Consiglio dei ministri ha poi approvato il nuovo Codice dei contratti pubblici, pensato tra l’altro per accorciare i tempi di assegnazione degli appalti e attuare quindi più velocemente il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), ovvero il programma del governo italiano su come spendere finanziamenti che arriveranno dall’Unione Europea tramite il cosiddetto “Recovery Fund”, pensato per bilanciare la crisi economica provocata dalla pandemia da coronavirus. La decisione più commentata e pubblicizzata dal governo, però, è quella che riguarda la cosiddetta “carne sintetica”. Il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge che vieterebbe la produzione e la commercializzazione di alimenti e mangimi sintetici, cioè quelli che vengono prodotti a partire da cellule animali ottenute attraverso biopsie indolori su animali vivi. Queste cellule vengono poi “allevate”, ovvero nutrite in vitro, con sieri di origine vegetale e animale, grazie ai quali crescono fino a diventare tessuto muscolare, carne “vera” che non comporta enormi emissioni di CO2, deforestazione e sofferenza degli animali. Secondo il ministro per le Politiche agricole Francesco Lollobrigida gli alimenti sintetici creano «un rischio di ingiustizia sociale», incoraggiando «una società in cui i ricchi mangiano bene ed i poveri no».

Il ministro non è entrato nei dettagli, ma ha aggiunto che la misura vuole evitare «il rischio di disoccupazione» e «tutelare la salute pubblica». «Ribadiamo la salvaguardia del patrimonio della nostra nazione e della nostra cultura agroalimentare che si basa sulla dieta mediterranea», ha detto invece il ministro della Salute Orazio Schillaci. Se la legge dovesse essere approvata dal parlamento, le aziende che la violeranno saranno soggette a multe che vanno dai 10mila ai 60mila euro, oltre che alla confisca dei prodotti illeciti. Messi in fila cosi, come le figurine di una raccolta, i provvedimenti hanno dentro di se gli elementi del buon senso, della visione prospettica collegata alla realtà. Ovviamente non tutti sono d’accordo. In particolare sul tema degli appalti le voci discordanti sono tante, molte delle quali degne di essere ascoltate. Perché se questo Paese è malato di opere pubbliche, ferme per malattie varie, è altrettanto vero che voler far correre un cavallo zoppo con il doping potrebbe non essere la soluzione migliore. Ovviamente sarà il mercato, quindi il piano pratico, a dire se le scelte fatte siano giuste o sbagliate, ma la necessità di rimettere in moto cantieri fermi da troppo tempo è sotto gli occhi di tutti. Del resto nessuno può far finta di non vedere come accanto a ciò corra il tema del Pnrr e il rischio di perdere i fondi erogati dall’Europa. Non si può sacrificare lo sviluppo in nome di troppa burocrazia spacciata per controlli e argine contro il malaffare. Più ovvio il tema relativo alle famiglie. Palazzo Chigi ha fatto quello che doveva essere fatto e questa non può che essere una buona notizia per tutti. Non è arrivato, invece, il via libera al disegno di legge sulla concorrenza. Secondo fonti di governo, l’esame è iniziato e proseguirà, ma non c’è ancora una deliberazione finale.

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