I prezzi dei prodotti agroalimentari purtroppo, in questo periodo, stanno continuando ad aumentare. Occorre ricordare che, se l’inflazione decresce, i prezzi non scendono automaticamente, ma si fa meno aggressiva la curva inflattiva. Faccio un esempio: se si passa da un tasso dell’8,1% a uno del 5,3%, nell’anno successivo, i due valori si sommano, provocando un ulteriore incremento dei prezzi, il quale ricade interamente sul potere d’acquisto delle famiglie, causandone una forte riduzione. Alla luce di ciò, la filiera agroalimentare del nostro Paese, sta vivendo un frangente negativo nella spesa quotidiana delle famiglie, che si riflette in aumenti medi che hanno superato i 2500 euro l’anno.
Le istituzioni competenti quindi, in particolare il ministero dello Sviluppo Economico, dovrebbero convocare la filiera agroalimentare per farsi spiegare le motivazioni di determinati aumenti. Gli incrementi dei costi, nel 2022 e nel 2023, a causa dell’innalzamento dei prezzi dell’energia e delle materie prime, erano parzialmente giustificati ma, ad oggi, entrambe le voci, sono in netto calo. Quindi, la motivazione di predetti aumenti, è difficilmente comprensibile, se non con l’intento di fare speculazioni e aumentare i guadagni. Pertanto, devono essere messe in campo le misure necessarie per tutelare le famiglie e i cittadini in un momento economico e sociale difficile.