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I pro e i contro della Legge di Bilancio 2024

Foto di Christian Dubovan su Unsplash

Anche questa legge di bilancio ha spinto gran parte della politica a indicarci specchietti per le allodole. Lo scenario ormai è usuale: argomenti utili per le campagne elettorali e non per gli interessi generali. Non lo sprone a ridurre il peso del debito pubblico e non aggiungendone altro ancora; non risparmiando nel tagliare le spese pubbliche improduttive, stimolando lo sviluppo economico. Purtroppo la logica che anima qualsiasi altro paese avanzato da noi non ha fortuna. In ogni paese industrializzato meno debito equivale a più risorse per gli investimenti che a loro volta producono sviluppo e benessere sociale ed economico. Così ecco che anche la legge di Bilancio dello Stato del 2024 con la sua previsione di 24 miliardi di Euro viene finanziata da ben 16 miliardi a debito. Va ricordato che il nostro Prodotto Interno Lordo ammonta a circa 2 mila miliardi, ed il debito italiano volge verso i 3 mila miliardi di Euro. Una tragica realtà che ipoteca ogni margine per investire nelle produzioni avanzate, nella istruzione, nella sanità, nel superamento della povertà. Dunque gli interessi da pagare a chi ce li presta ci costano   circa 80 miliardi all’anno: l’equivalente di ben sette ponti sullo stretto di Messina che si potrebbero costruire in un anno.

Dunque non ci si rende conto della realtà che incombe su di noi nell’epoca di enormi cambiamenti che consiglierebbe accortezza e lungimiranza. E’ possibile che si persista ancora nell’idea di contendersi il governo del paese ancora promettendo la luna anziché di aprire una sana competizione a chi fa meglio e di più per proporre impostazioni utili alle fortune italiane anziché continuando a dissipare le rimanenti e sempre più esigue risorse delle antiche fortune accumulate da altre generazioni? Avranno appreso la lezione dopo aver gestito il “bilancio” del 2023 e 2024? C’è da sperarlo! Eppure si sono impiegati soldi che non ci sono a sufficienza per attuare finalmente il taglio del cuneo fiscale a favore del lavoro dipendente, seppur solo per il prossimo anno, ed impiegare altre poste finanziarie sostanziose per finanziare i contratti del pubblico impiego.

Da questa manovra le buste paga saranno incrementate in media di un centinaio di Euro: 7 punti percentuali in meno di tasse da pagare per i redditi sotto i 25 mila Euro annui, e 6 punti in meno per i percettori di reddito da lavoro non superiore a 35 mila Euro. Saranno così ben 14 milioni di italiani che potranno percepire qualcosa in più a fronte della lunga penuria salariale aggravata anche dalla recente inflazione. In questi giorni si sentono tante lamentele per i soli 3 miliardi investiti nella sanità, però è raro che gli stessi ci parlino degli sprechi esistenti e del perché ci troviamo in questa misera condizione di non sviluppo. Purtroppo finché nel dibattito pubblico non si esprimerà una sufficiente consapevolezza della situazione continueremo ancora ad essere vittime di coloro che ci annunciano i loro doni, ma senza mai raccontarci di chi li pagherà e a quali costi. Ed invece dovremmo imparare a diffidare dei “doni” senza alcuna giustificazione logica ricordandoci di quello che Virgilio nell’Eneide volle mettere in bocca a Lacoonte il quale invitò i troiani a diffidare del mirabolante “cavallo” regalo trappola inviato dai Greci: “Timeo Danaos et dona ferentes”.

Raffaele Bonanni: