L’attenzione spirituale nasce dal primato della grazia. L’evangelizzazione per il Papa non ha nulla a che vedere con l’attivismo, ma va fondata sulla preghiera, sull’Eucaristia, sulla devozione alla Madonna. Colpisce sempre notare l’insistenza di Jorge Mario Bergoglio sui sacramenti, specialmente la confessione, luogo privilegiato di misericordia da cui trarre le forze per la missione. Francesco è un pontefice profondamente contemplativo, che prega e fa pregare. Lo ha fatto appena eletto pontefice facendo pregare l’intera piazza, lo fa sempre, ogni volta che incontra qualcuno, prega con lui. Soprattutto quando ha a che fare con l’emarginazione e la sofferenza, ciò che ha anzitutto da offrire è la fede. È quello che scrive con parole chiarissime nell’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale: “Desidero affermare con dolore che la peggior discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di attenzione spirituale“. Il Santo Padre esorta tutte le comunità ad avere una “sempre vigile capacità di studiare i segni dei tempi”. Si tratta di “una responsabilità grave, giacché alcune realtà del presente, se non trovano buone soluzioni, possono innescare processi di disumanizzazione da cui è poi difficile tornare indietro”.
È opportuno, secondo Francesco, stabilire ciò che può essere un frutto del Regno e anche ciò che nuoce al progetto di Dio. Questo implica non solo riconoscere e interpretare le mozioni dello spirito buono e dello spirito cattivo, Ma – e qui sta la cosa decisiva – scegliere quelle dello spirito buono e respingere quelle dello spirito cattivo. “Do per presupposte le diverse analisi che hanno offerto gli altri documenti del Magistero universale, così come quelle proposte dagli episcopati regionali e nazionali“, avverte Jorge Mario Bergoglio soffermandosi con uno sguardo pastorale su alcuni aspetti della realtà che possono arrestare o indebolire le dinamiche del rinnovamento missionario della Chiesa. Sia perché riguardano la vita e la dignità del popolo di Dio. Sia perché incidono anche sui soggetti che in modo più diretto fanno parte delle istituzioni ecclesiali e svolgono compiti di evangelizzazione. Non si tratta di una novità ma di una tradizione di sempre, rivitalizzata dal Concilio Vaticano II. La centralità della misericordia la si ritrova in Evangelii Gaudium che raccoglie questa tradizione per portarla a nuovo splendore. E’ questa tradizione che ha portato Francesco a mettere i bisognosi al centro del suo pontificato in un modo molto visibile. La misericordia è l’attuazione del progetto di Dio per l’umanità. Misericordia non è altro che l’amore, è Gesù nel cui volto riconosciamo il Padre. Così come Benedetto XVI ha dedicato il suo pontificato a mostrare che Gesù è Dio, Francesco prosegue facendo scoprire che Dio è misericordia.
Nel suo discorso alle congregazioni generali, prima di essere eletto papa, il cardinale Bergoglio aveva tracciato così l’identikit del futuro pontefice: un uomo che, attraverso la contemplazione e l’adorazione di Gesù Cristo, aiuti la Chiesa a uscire da se stessa verso le periferie esistenziali. “La salvezza che Dio ci offre è opera della sua misericordia. Non esiste azione umana, per buona che possa essere, che ci faccia meritare un dono così grande. Dio, per pura grazia, ci attrae per unirci a Sé- afferma il Pontefice-. Egli invia il suo Spirito nei nostri cuori per farci suoi figli, per trasformarci e per renderci capaci di rispondere con la nostra vita al suo amore. La Chiesa è inviata da Gesù Cristo come sacramento della salvezza offerta da Dio. Essa, mediante la sua azione evangelizzatrice, collabora come strumento della grazia divina che opera incessantemente al di là di ogni possibile supervisione“. Un concetto già espresso da Benedetto XVI aprendo le riflessioni del Sinodo: “È importante sempre sapere che la prima parola, l’iniziativa vera, l’attività vera viene da Dio e solo inserendoci in questa iniziativa divina, solo implorando questa iniziativa divina, possiamo anche noi divenire – con Lui e in Lui – evangelizzatori”. Per Francesco il principio del primato della grazia dev’essere un “faro che illumina costantemente le nostre riflessioni sull’evangelizzazione“.
“La salvezza, che Dio realizza e che la Chiesa gioiosamente annuncia, è per tutti e Dio ha dato origine a una via per unirsi a ciascuno degli esseri umani di tutti i tempi. Ha scelto di convocarli come popolo e non come esseri isolati – insegna Jorge Mario Bergoglio-. Nessuno si salva da solo, cioè né come individuo isolato né con le sue proprie forze. Dio ci attrae tenendo conto della complessa trama di relazioni interpersonali che comporta la vita in una comunità umana”. Questo popolo che Dio si è scelto e convocato è la Chiesa. Gesù non dice agli Apostoli di formare un gruppo esclusivo, un gruppo di élite. Gesù dice: “Andate e fate discepoli tutti i popoli”. San Paolo afferma che nel popolo di Dio, nella Chiesa non c’è Giudeo né Greco… perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù . Mi piacerebbe dire a quelli che si sentono lontani da Dio e dalla Chiesa, a quelli che sono timorosi e agli indifferenti: il Signore chiama anche te ad essere parte del suo popolo e lo fa con grande rispetto e amore!”.