La povertà, secondo Francesco, non è frutto del destino, è conseguenza dell’egoismo. “Ci sono molte povertà dei ricchi che potrebbero essere curate dalla ricchezza dei poveri”, afferma il Papa. Ricevendo i capi azienda di grandi imprese e banche, il Pontefice ha ribadito che i giovani sono spesso tra i poveri del nostro tempo. Poveri di risorse, di opportunità e di futuro. “E questo, paradossalmente, sia dove i giovani sono tantissimi, ma mancano i mezzi, sia dove sono sempre meno – come ad esempio in Italia, perché non c’è nascita qui – e i mezzi ci sarebbero”. Il Papa ha quindi esortato i manager a non “scartare” i poveri: “Siate diffidenti verso una certa ‘meritocrazia’ che viene usata per legittimare l’esclusione dei poveri, giudicati demeritevoli. Fino a considerare la povertà stessa come colpa”. L’attenzione all’ambiente e alla terra è un altro suggerimento offerto da Papa Francesco ai rappresentanti del mondo produttivo: “Siamo in un tempo di grave crisi ambientale che dipende da molti soggetti e da molti fattori. Comprese anche le scelte economiche e imprenditoriali di ieri e di oggi. Non basta più rispettare le leggi degli Stati, che procedono troppo lentamente. Occorre innovare anticipando il futuro, con scelte coraggiose e lungimiranti che possano essere imitate. L’innovazione dell’imprenditore oggi dev’essere in primo luogo innovazione nella cura della casa comune“.
Proprio parlando dei poveri emerge l’idea conciliare del popolo, a cui tutti possono appartenere. È quanto dice Francesco nella Evangelii Gaudium quando parla dell’inclusione dei poveri. Per la Chiesa, scrive papa Bergoglio, l’opzione per i poveri è una categoria teologica prima che culturale, sociologica, politica o filosofica. “Per questo desidero una Chiesa povera per i poveri. Essi hanno molto da insegnarci. Oltre a partecipare del sensus fidei, con le proprie sofferenze conoscono il Cristo sofferente. È necessario che tutti si lascino evangelizzare da loro”, puntualizza Jorge Mario Bergoglio. Non si tratta solo di assistere i poveri né l’esercizio della carità nei loro confronti è un problema della Caritas e o dei volontari. L’amore per i poveri e la loro inclusione nella comunità, nel rispetto delle differenze, si pone come una dimensione costitutiva dell’essere cristiano. Testimoniando il Vangelo della povertà Francesco porta a compimento un aspetto del vivere della Chiesa. Ciò diventa fondamentale per il suo stesso esistere e configurarsi come porta aperta a tutti, e particolarmente ai poveri. Contro la “globalizzazione dell’indifferenza”, Jorge Mario Bergoglio mette al centro del Magistero l’attenzione alle periferie geografiche ed esistenziali. Una rivoluzione rispetto alla visione romanocentrica. Nel segno del Concilio ecumenico Vaticano II. Nell’affrontare i grandi temi sociali, Francesco attinge sì a tutta la tradizione spirituale dei “santi della carità”, ma anche ad alcuni testi del Concilio, denotanti speciale attenzione per la giustizia verso i poveri e l’impegno a favore degli ultimi.
Il testo più rilevante è Lumen Gentium 8, diventato teologicamente importante per richiamare la povertà della Chiesa. Il decreto conciliare Presbyterorum Ordinis contempla l’attenzione della povertà rivolta ai presbiteri in particolare nel numero 17. E cioè la non appartenenza al mondo. Abbracciare la povertà volontaria. La gratuità. L’uso retto dei beni temporali. Il sostegno alle opere di apostolato a favore dei poveri. Le opere della carità. L’evangelizzazione anche verso i poveri. L’attrazione dei più deboli evitando di allontanarli. La povertà è “uno scandalo”, avverte Francesco che invita a pensare “alle tante povertà materiali, culturali e spirituali del nostro mondo. Alle esistenze ferite che abitano le nostre città. Ai poveri diventati invisibili, il cui grido di dolore viene soffocato dall’indifferenza generale di una società indaffarata e distratta. “Pensiamo a quanti sono oppressi, affaticati, emarginati, alle vittime delle guerre e a coloro che lasciano la loro terra rischiando la vita. A coloro che sono senza pane, senza lavoro e senza speranza”, insegna il Pontefice esortando a non dimenticare il “pudore” degli indigenti. “La povertà è pudica, si nasconde. Dobbiamo andare noi a cercarla, con coraggio. Quanti cristiani sotterrati, quanti vivono la fede come se vivessero sotto terra”. E ancora “pensando a questa immensa moltitudine di poveri, il messaggio del Vangelo è chiaro: non sotterriamo i beni del Signore! Mettiamo in circolo la carità, condividiamo il nostro pane, moltiplichiamo l’amore!”.