Il Vangelo dei poveri predicato da papa Francesco. “Non siete degli scarti. Degli uomini inferiori. Persone fallite. Come vuole a volte farci credere la società. Agli occhi di Dio, siete un tesoro. Un dono. Una vita. Una dignità. Sui vostri volti, vediamo il volto sofferente di Cristo. Che ci invita a un amore urgente. E a un cuore aperto“. Il Pontefice si è rivolto in udienza ai poveri e ai senzatetto. Assistiti dai volontari dell’associazione “Lazare”. E ha evidenziato: “Voi siete un dono prezioso. Che ci fa vedere l’amore del Signore. Voi che vivete questa bella avventura. Con la vostra storia. A volte carica di tristezza. Di solitudine. Di lacrime. Di prove. Di esclusione. E di rifiuto”.Quella testimoniata da Francesco è una Chiesa aperta. Che esce da se stessa. Si china sui poveri. Si spalanca al mondo e all’umanità. Sentendosene parte. Sapendo di condividere la sua sorte. E di avere contratto, in Cristo, un debito di servizio nei
suoi confronti. Quella costruita da Francesco (nei viaggi, incontri, attività diplomatiche) è un’evangelizzazione estranea a compromessi. O ad alleanze di comodo. Libera. Rivolta ai poveri. E a ogni situazione di bisogno e di sofferenza. Estranea al giudizio. Capace di sostenere e accompagnare con volto di madre. C’è chi legge la sua “Chiesa povera per i poveri” e riformatrice secondo un’ermeneutica della rottura. Come se sancisse un taglio netto. E un rifiuto del Magistero dei suoi predecessori. Nulla di più sbagliato. È la lettura che fanno di Francesco sia certi progressisti immaturi. Come li ha chiamati lo stesso papa Bergoglio. Per applaudirlo in un modo capzioso e improprio. Sia i cosiddetti tradizionalisti. Per denigrarlo. E denunciarlo come eretico. Il Pontefice, invece, è molto attento a riferirsi spesso a san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Che non a caso sono i due autori più citati nell’enciclica “Laudato si’”. Soprattutto laddove enuncia aspetti che potrebbero sembrare particolarmente innovativi. Parlando della Chiesa povera per i poveri Francesco cita continuamente il Vangelo. E i suoi predecessori sul soglio di Pietro.È innegabile l’affievolirsi nei secoli del messaggio di misericordia divina. Che invece pervade tutto l’Antico e il Nuovo Testamento. Forse a molti è sembrato che un Dio che prova compassione venisse impoverito. E troppo spesso è stata attribuita a Dio la concezione umana di giustizia. Che non è la sua. Per fortuna degli uomini. Papa Francesco punta a questa riscoperta. Lo slancio che porta a Dio e quello che porta al prossimo è lo stesso. Sia come singolo. Sia nelle strutture sociali che l’umanità ha creato. A documentarlo è il Vangelo. La tentazione, invece, è da sempre quella di dividere le due cose. Mentre l’impegno nell’una è la verifica della bontà dell’altro. E la misericordia è l’attuazione della Scrittura.Il Papa elogia i giovani che si occupano di chi ha più bisogno. “In questi tempi di incertezza. Di fragilità. Invece di sprecare la vostra vita pensando soltanto a voi stessi. Fate l’esperienza della coabitazione solidale. Questo vi dà modo di arricchire la vostra vita. Diventando sorgente di speranza. Per chi non crede più in sé stesso. E si sente umiliato”. Infatti, prosegue papa Francesco, “avete voluto essere, per le persone che servite, la mano. Gli occhi. Le orecchie. Il sorriso di Dio. A loro manifestate la vicinanza del Signore. Che si prende cura del suo popolo. Soprattutto di coloro che sono feriti. E piegati dai pesi della vita. Col vostro impegno e la vostra dedizione cercate di essere cristiani. Non solo a parole. Ma nei fatti. Così portate molto frutto”.
“I poveri non sono persone fallite”. L’economia di Francesco
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