Sono in molti che in queste ore si interrogano se le elezioni regionali francesi possano essere in qualche modo svelatrici di tendenze che si avranno dopo l’estate nelle elezioni federali tedesche e così come nel nostro Paese, che addirittura arriva a misurare giornalmente i sondaggi pur di farli valere nel mercato politico come se si fosse alla Borsa di Milano. D’altronde, nella sostanza, i successi ed insuccessi degli schieramenti politici che si manifesteranno in Germania ed Italia, sono quelli che più influenzeranno le decisioni che si prenderanno poi a Bruxelles.
Fa impressione che in Francia solo un elettore su tre si è recato alle urne e che la rumorosa Le Pen che sembrava avere il vento favorevole, sia uscita dalla competizione malconcia. I pronostici la davano fino a qualche giorno prima del voto risultati diversi, ed intanto possono ritenersi soddisfatti solo i Gollisti e socialisti, mentre lo stesso movimento del Presidente Macron non è giunto oltre percentuali ad una cifra. Insomma quei pochi francesi che hanno depositato la scheda nelle urne, hanno dato il consenso alle antiche e tradizionali forze di governo, gelando le formazioni politiche che della novità e delle promesse mirabolanti hanno fatto il perno della loro offerta politica.
Da questa esperienza si ricavano tre aspetti importanti che possono facilmente confluire in una medesima categoria di valutazione: la gravissima diserzione dalle urne indica la insoddisfazione dei cittadini rispetto alle forze politiche sinora prevalenti non considerate capaci di offrire sicurezza; Il ritorno del consenso ai gollisti e socialisti, la insofferenza verso nuovismo e populismo; la vistosa astensione che segnala un elettorato guardingo alla ricerca di assetti di potere di maggiore garanzia per il futuro. Vedremo a settembre cosa accadrà in Germania; scadenza ancora più significativa a causa dell’abbandono dell’impegno politico di Angela Merkel, che della stabilità è stata il perno su cui si è retta la politica tedesca negli ultimi 16 anni.
Se l’elettorato dovesse mostrare le stesse tendenze che si sono manifestate in Francia, vorrà dire che si sta incubando un nuovo clima di cambiamento di fase, che condurrà alla ricerca di stabilità attraverso soggetti responsabili che potranno mandare gambe all’aria i populismi di ogni genere. Il tema che sinora ha scosso e sbandato gli europei, è la sensazione amara di essere fuorigioco dalle grandi decisioni mondiali con il rischio conseguente di perdita del benessere. Ora che invece si aprono fondate prospettive per lo sviluppo dell’Europa Federale e nuove prospettive ‘atlantiste’ si avverte un clima nuovo che annuncia cambiamenti in grado di dare risposte concrete agli europei e nuovi equilibri per le democrazie nei confronti dei paesi governati da autocrati, così come la ricostruzione di equilibrio politico tra le Democrazie e gli invadenti poteri della finanza e delle ‘big tech’.
Quanto al nostro paese, vivendo in ogni epoca dentro ogni turbolenza premonitrice di sviluppi di novità, già si nota iniziata la corsa di soggetti provenienti dal populismo verso il centro, almeno nella tattica. Sarà per la presenza di Draghi alla Presidenza del Consiglio, sarà per l’avvento di Joe Biden negli USA, sarà per la crescita di credito della Unione Europea tra gli italiani, sembra che nel Belpaese circola nuova aria. La differenza sarà fatta però dalla attenzione e responsabilizzazione che si avrà sui dossier più delicati della ripresa economica, per fugare timori e preoccupazioni sulle sorti future del paese, rese più chiare agli occhi dei cittadini dalle difficoltà provocate dal Covid.
In mancanza di sincerità e disponibilità di queste realtà in movimento per la cultura di governo responsabile, difficilmente manovre tattiche risulteranno convincenti per gli elettori. Dunque credo che ci saranno significative novità nel futuro prossimo: per la delusione dell’elettorato nei confronti della politica urlata; per l’affermazione di nuovi soggetti che sapranno dare risposte fondate alle attese dei cittadini. Se dovesse andare così, cesseremo di essere una non edificante anomalia tra i paesi occidentali.