Nel clima di preparazione al santo Natale, la gloria di Dio nei cieli si coniuga con la pace in terra per gli uomini che egli ama. Nel suo discorso d’addio prima della sua passione, Gesù promette il dono dello Spirito Santo e lascia ai suoi discepoli il dono della pace. Il dono dello Spirito è tutt’uno con il dono della pace, che è la pienezza dei beni messianici: la giustizia, la libertà, la salute, la prosperità, la felicità piena. Gesù non augura ai suoi discepoli la pace in un indeterminato tempo futuro, ma dona loro la sua pace nel presente come la sua eredità perché egli è “Principe della Pace“(Is 9,5) è “la nostra Pace” (Ef 2,14).
La pace di Gesù è un dono che viene da Dio, stabile e permanente. Gesù è il mediatore della pace sorretta dalla speranza e vivificata dall’amore. La pace che ci lascia il Signore è ben diversa da quella che dà il mondo, basata sulla brama di potere politico ed economico, sull’orgoglio nazionale, sulla legge del più forte, sulla sopraffazione dei deboli. Non è la pace come atarassica assenza di conflitti, non è la pace che si fonda sul motto “si vis pacem para bellum” o sull’altro “fecero il deserto e lo chiamarono pace”. Non c’è via per la pace sulla via della sicurezza fondata sull’equilibrio delle armi. La pace va “osata”, è un grande rischio che va corso, è una sfida che chiede di essere accolta giorno dopo giorno nelle tre dimensioni indissociabili di pace con sé stessi, con gli altri e con il creato. Chi desidera la pace non distrugge, ma crea ponti di solidarietà e di accoglienza.
La Chiesa invocando la diffusione di una cultura di pace oggi si fa portavoce di un desiderio di pace che interpreta l’umanesimo della tradizione cristiana, ma che intende avere anche un’apertura a tutte le culture e religioni Papa Francesco nell’Enciclica Fratelli tutti ha scritto: ”Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male. La pace presuppone il dialogo. Sempre papa Francesco ha scritto «Un Paese cresce quando dialogano in modo costruttivo le sue diverse ricchezze culturali: la cultura popolare, la cultura universitaria, la cultura giovanile, la cultura artistica e la cultura tecnologica, la cultura economica e la cultura della famiglia, e la cultura dei media». Non possiamo rassegnarci alla guerra. Il nostro rifiuto della guerra si fa preghiera a colui che è il Signore della storia, perché “la guerra mondiale a pezzi”, per usare un’espressione di papa Francesco, abbia termine.
La preghiera diceva Giorgio la Pira è la più grande arma cristiana: «Più potente di una bomba atomica perché arriva dritta al cuore di Dio». Se pregare è «interrogarsi sul senso del mondo», la speranza è che questa preghiera interroghi profondamente le coscienze di quei «reggitori del mondo» sul significato ultimo dell’esistenza umana e che siano sempre più numerosi coloro che, con umiltà e tenacia, si fanno giorno per giorno artigiani di pace. Il servo di Dio don Luigi Sturzo nel 1937 a proposito di una settimana di preghiere per la pace indetta dai giovani cattolici europei, scrisse parole illuminanti. “Se ci fosse una fede viva, quella che trasporta le montagne, noi avremmo la pace di Dio sia nelle nostre anime, sia nella società sia fra i popoli. Allora la nostra preghiera sarebbe esaudita. Ma la fede manca: quanti pensano che basti alla preghiera per la pace? Pochi, pochi. Perché non comprendono che la preghiera non è solo quella di prostrarsi in chiesa e stendere le mani a Dio; ma quella di attuare praticamente quell’amore di Dio e al prossimo che la preghiera esprime. Oggi sembra che non la pace si cerchi, né per la pace si preghi, ma per la vittoria dell’uno e la sconfitta dell’altro, uno esaltato, l’altro disprezzato o odiato in nome d’ideali profani, più che in nome dell’amore di Dio e del prossimo”.
Dobbiamo impegnarci a pregare perché tacciano le armi, cessi la spirale di violenza per lasciare la parola ai negoziati di pace. Preghiamo perché in questo Natale cessi il fragore delle armi in Ucraina e nelle altre parti del mondo, si fermino i bombardamenti e si comincino a fare dei passi nella direzione di una pace duratura che rinnovi la speranza.