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Persone disabili, non basta una giornata per ricordarci di loro

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Si celebra oggi la Giornata internazionale delle persone con disabilità, certamente un giorno in cui si mette in evidenza l’importanza della persona ed è una cosa lodevole. Purtroppo, la persona disabile lo è 365 giorni l’anno ed ha bisogno di relazioni significative, di essere curato quando la disabilità è congenita, ha bisogno di una famiglia che lo accolga, di un papà e una mamma che gli vogliano bene, di cure adeguate, di poter essere inserito in una scuola quando è piccolo, insieme a tutti gli altri ragazzi. Quando cresce ha la necessità di fare le proprie esperienze creative, lavorative, ha diritto come tutti gli altri di progettare una famiglia. Queste attenzioni quindi vanno rivolte a 360 gradi, 365 giorni l’anno.

La Comunità Papa Giovanni XXIII da sempre accoglie e dà una famiglia a persone con disabilità. Da sempre le nostre famiglie si sono sempre aperte all’accoglienza, dando risposte anche per chi è affetto da gravissimi handicap fisici, psichici, sensoriali. Da più di 50 anni l’associazione fondata da don Oreste Benzi vive questo tipo di accoglienza, che è valida in tutte le culture. Noi siamo presenti in 40 Paesi nel mondo e vediamo che quando si accoglie un bambino gravemente disabile è una risposta molto importante ed è apprezzata, perché quando un uomo si china su un bambino con una grave compromissione cognitiva o una grave spasticità, l’umanità si scopre solidale, un’unica famiglia.

Il maggior bisogno delle persone con disabilità è un contesto accogliente, come la famiglia. Per i più grandi anche l’ambiente scolastico, la possibilità di fare sport, compatibilmente con le loro capacità. La persona disabile non va vista nel suo handicap, ma va vista a partire dal suo essere persona.

L’Italia è una delle nazioni più avanzate dal punto dell’inserimento scolastico, ci sono delle buone prospettive di inserimento lavorativo. L’Italia dovrebbe crescere di più sull’abbattimento delle barriere architettoniche e sui pregiudizi culturali. L’Italia, nella sostanza, sa vedersi come un popolo unito dove anche i più deboli hanno dei diritti.

Paolo Ramonda: