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Perchè le storie di Christian e Luana parlano alla coscienza di tutti noi

Le chiamano morti bianche, alludendo all’assenza di una mano direttamente responsabile dell’incidente. Come se morire sul posto di lavoro fosse una casualità. Una tragedia senza responsabili. Eppure la sicurezza non è una scelta, ma un dovere preciso del datore di lavoro.

Sono state 1.270 le vittime sul lavoro nel 2020, un terzo del totale riguarda coloro che sono morti di Covid-19. Nei primi tre mesi di quest’anno, invece, le vittime sono arrivate a 185, 19 in più dello stesso periodo dell’anno scorso. Dieci anni fa le morti bianche erano scese sotto quota mille.

Christian e Luana, le cui storie abbiamo sentito raccontare in questi giorni, sono due nomi di questo triste elenco. Nelle ultime 24 ore, altri 4 morti sul lavoro in Italia.

Cheristian era un operaio meccanico, aveva 49 anni, sposato con due bimbe. Lavorava a un tornio in un’azienda di Busto Arsizio quando è rimasto schiacciato tra gli ingranaggi.

In quello stesso instante, il Senato stava osservando un minuto di silenzio per Luana, operaia tessile di 22 anni schiacciata in un macchinario nell’azienda in cui lavorava a Prato. Esattamente come succedeva 50 anni fa, azzerando in un istante decenni di progresso. Luana ha lasciato un figlio di 5 anni.

E così a pochi giorni da un Primo maggio già messo a dura prova dalle difficoltà economiche che i lavoratori stanno provando in questi mesi, ci si chiede come sia possibile dover raccontare ancora storie come queste. 

La nostra Costituzione oltre a sancire nel suo primo articolo che “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”, all’articolo 4 recita: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. 

Ci sono tre passaggi fondamentali in questo articolo: il diritto al lavoro che corrisponde ad un dovere di concorrere al processo materiale o spirituale. E queste due ultime parole riescono a spiegare in un istante quanto sia importante il lavoro per la persone e per la società. Infine il richiamo alla Repubblica, allo Stato, che si impegna a fare in modo di riuscire ad assicurare che ci siano le condizioni effettive per lavorare.

Le responsabilità, insomma, sembrano chiare e ben distribuite. Ognuno deve fare la sua parte per evitare che ci siano altri “Christian” o altre “Luana”. Perchè quei dati citati all’inizio non sono numeri, non sono fredde statistiche, ma storie di persone, famiglie, uomini e donne interrotte da una tragedia senza fine per coloro che restano e che piangono quella perdita.

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