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Perché in Italia le culle sono vuote

La storia della demografia dell’ultimo millennio ci insegna che le carestie provocano sostanzialmente una contrazione delle nascite, al contrario di epoche caratterizzate dalla abbondanza. Nel Medioevo infatti, con l’innalzamento delle temperature fino ad un grado superiori a quelle attuali, le colture prosperavano e con esse la disponibilità maggiore di cibo. Anche in Gran Bretagna ed in altre regioni tradizionalmente fredde, si poteva coltivare con facilità uva, ortaggi, e grano, e questa abbondanza rassicurava le coppie a mettere al mondo figli con meno rischi di incappare nella penuria di alimenti. In questa situazione, come si può notare dai dati in possesso degli studiosi di questo periodo storico, ci fu un notevole aumento demografico, pressoché in tutti i territori europei.

La storia infatti ci insegna che per capire bene ogni accadimento, occorre conoscerne le ragioni. In questo caso le famiglie, sono state sempre influenzate nei comportamenti e programmi dalle condizioni economiche come dalle difficoltà procurate dai conflitti, o al contrario dai periodi di pace. Se leggiamo i dati delle nascite del dopoguerra italiano, ci rendiamo conto che la fine di quel terribile conflitto, e le crescenti condizioni economiche, hanno provocato una fiducia tale nel futuro da conseguire un dato di crescita demografico così tanto importante, da costituire la base per il successivo boom economico dell’inizio degli anni 60.

Ed invece, in questo tempo che stiamo vivendo, per quale ragione le culle sono vuote? Il cibo è abbondante, la scienza ha fatto progressi stupefacenti, le cure sanitarie sono aperte a tutti i cittadini. Dunque c’è qualcos’altro che preoccupa le coppie, al netto di quelle comunque minoritarie che rinunciano ai figli solo per rifiuto di responsabilità o per la libera ricerca di mero svago? Si sa, l’istinto sacro alla maternità e paternità nelle persone è potente, e nella vita moderna con le sue sempre più complesse esigenze può essere indebolito di fronte agli innumerevoli ostacoli che si incontrano nella quotidianità.

In verità in Italia da tempo si stanno manifestando molti problemi: bassi salari e limitati aiuti economici per le nascite; esiguità di asili nido e dell’infanzia; orari sfasati tra scuola e lavoro, scarsa considerazione nel lavoro tra carriera e maternità. Tuttavia la legge delega n.32 chiamata “family Act”, prende le mosse dai nodi su esposti per risolverli, ma sarà sottoposto ad un lungo iter nella speranza di trovare sufficienti risorse per compiersi. Così come l’assegno unico che comunque è un aiuto meglio di nulla. Ma saranno davvero in grado di procurarci una rapida e forte virata per le nascite in Italia? Lo stesso Pnnr, ci auguriamo, potrà intervenire sulla penuria di asili nido e per l’infanzia e del loro funzionamento.

Ma la prospettiva di ritrovarci 4-5 milioni in meno di giovani tra 30-40 anni, e con un numero esorbitante di anzianissimi, è un grave attentato al futuro dell’Italia ed alla sua capacità competitiva e di poter disporre ancora di un welfare all’altezza di un paese civile, avrebbe bisogno una concentrazione molto più grande sia della classe dirigente che dei cittadini. Per una rivoluzione dei comportamenti occorrono associazioni molto determinate a tenere in vita costantemente formazione ed informazione sulla crescita demografica.

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