Dunque Mario Draghi è pronto per il Colle. Sarebbe questo il senso vero, stando alle interpretazioni dei draghisti più esperti, del discorso tenuto durante la tradizionale conferenza stampa di fine anno. E gli elementi fondamentali sarebbero contenuti in tre passaggi.
Il primo è di carattere pratico. “Il mio futuro dipende dal Parlamento” (ovvero, Palazzo Chigi o Colle, fate voi) ha affermato il premier. Ma è evidente che se Mario viene stroncato come quirinabile non può continuare a convivere da premier con chi lo ha delegittimato. Il governo, poi, ha fatto tutto ed è irrilevante chi sarà il mio successore.
Il secondo elemento e di carattere passionale. “Io sono un nonno al servizio delle istituzioni” e la metafora del nonno, da Ciampi a Mattarella, ma anche prima, è perfetta per auto descrivere l’identikit di chi è al Quirinale o vuole andarci.
Il terzo è squisitamente politico. “La legislatura deve finire nel 2023”. E questo è miele per le orecchie di tutti quei peones, in particolare del Movimento 5 Stelle, terrorizzati all’idea di doversene andare a casa e contenti di vedersi rivolta da Draghi questa captatio benevolentiae. Non votare, per loro, è l’elisir di lunga vita, parlamentare.
Ma c’è anche un sotto testo del discorso di Mario Draghi, ed è quello che si è potuto leggere giorni fa sul Financial Times secondo cui meglio Draghi per sette anni sul Colle che ancora per poco alla guida di un governo in scadenza. Tutto ciò mette i partiti con le spalle al muro: e ora come facciamo a dire di no a Draghi, dopo che si è chiaramente proposto? Le prime telefonate tra big e colleghi dei vari partiti, appena finita la conferenza stampa, sono state più o meno del medesimo tenore che è questo: si è reso disponibile e se non lo votiamo per il Colle se ne va pure da Palazzo Chigi, e via giù tutto.
Nel Pd si ragiona così: Draghi al Colle e poi un equilibrio si troverà. Uno dei dirigenti più importanti si spinge oltre: chi mandare a Palazzo Chigi dopo Draghi, sono fatti di Draghi e toccherà a lui dal Colle trovare un degno sostituto. Mica una questione di poco conto. Tanto che Giorgia Meloni archivia l’appuntamento come la “conferenza stampa di fine mandato”. Ed è l’unica leader di partito a parlare in modo chiaro. Del resto, al di là dell’espressione che Draghi usa per se stesso – “nonno delle istituzioni”, più calzante per un inquilino del Quirinale che di Palazzo Chigi -, le parole con cui il premier chiama in causa i partiti della maggioranza sono queste: “Chiedo soprattutto alle forze politiche se è immaginabile una maggioranza che si spacchi sull’elezione del presidente della Repubblica e si ricomponga magicamente quando è il momento di sostenere il governo. È una domanda che dobbiamo farci”.
Una domanda quasi retorica che impensierisce non poco i partiti perché li mette di fronte al fatto che hanno un mese di tempo per stringere un patto e trovare 672 voti per eleggere Draghi capo dello Stato nei primi tre scrutini (l’ipotesi che venga eletto al quarto con una maggioranza risicata viene ritenuta impraticabile per il profilo dell’ex presidente della Bce). E se questa impresa dovesse fallire, e quindi la maggioranza dividersi, trovarsi di fronte a uno scenario imprevedibile. Elezioni anticipate? Nuovo governo ma con chi?
Ai nomi di Daniele Franco e Marta Cartabia oggi si aggiunge oggi quello di Enrico Giovannini come possibili successori di Draghi a Chigi. Ma i partiti, chiedendo continuità al governo, sembrano fare orecchie da mercante rispetto al messaggio di Draghi. Inizia la Lega che “conferma grande apprezzamento per il lavoro del governo: c’è preoccupazione per eventuali cambiamenti che potrebbero creare instabilità”. Idem Forza Italia che “conferma la stima e il grande apprezzamento per il difficile lavoro che sta portando avanti il presidente del Consiglio. Per questo motivo si augura che l’azione del governo possa proseguire nei prossimi mesi con la necessaria continuità e la medesima energia”. Anche il Pd esprime “l’auspicio che la legislatura vada avanti fino al suo termine naturale, con una continuità nell’azione di governo” e si dice “pronto a sostenere tutti gli interventi che Draghi intende predisporre per garantire ai cittadini contemporaneamente la salute pubblica e la sicurezza”.
Fonti parlamentari di Liberi e Uguali al Senato esprimono “pieno apprezzamento e condivisione per le parole del premier sull’esigenza di proseguire nell’esperienza di governo con l’obiettivo di continuare a tutelare la salute degli italiani e favorire una ripresa economica più inclusiva e improntata alla riduzione delle diseguaglianze sociali e territoriali. Appare evidente che il raggiungimento di questi risultati verrebbe inevitabilmente messo in discussione da una fase di incertezza istituzionale che alterasse gli attuali delicati equilibri di governo e di maggioranza”. Anche per M5s “è importante che continui una guida capace di tenere insieme una maggioranza larga e composita. Pertanto il Movimento 5 stelle ritiene necessaria una continuità dell’azione di governo, per non lasciare i cittadini e le istituzioni in condizioni di ‘vacatio’, senza un governo, che comporterebbe seri problemi per tutti”.
Dopo un pomeriggio di silenzio Silvio Berlusconi affida le sue riflessioni agli eurodeputati di Fi: “Vorremmo continuasse, senza scossoni, fino alla fine della legislatura”. E il leader della Lega Matteo Salvini osserva come Draghi sia l’unico premier possibile per una maggioranza così composita: tolto lui “del doman non v’è certezza”.
La richiesta di continuità nell’azione di governo stona evidentemente con l’impressione generalizzata emersa dalle risposte di Draghi di una disponibilità a salire al Colle. Insomma le parole del premier segnano uno spartiacque, avviano un meccanismo che complica la vita ai partiti impegnati da qui a un mese a trovare 672 grandi elettori e ammansire i parlamentari preoccupati per un’eventuale fine anticipata della legislatura. Draghi ha provato a rassicurarli: “E’ essenziale che la legislatura vada avanti fino al suo termine naturale per continuare l’azione di contrasto alla pandemia, di rilancio della crescita, l’attuazione del Pnrr”. Basterà??? Lo scopriremo vivendo…