Non c’è pace senza dialogo. “Dialogare significa ascoltarsi, confrontarsi, accordarsi e camminare insieme– testimonia papa Francesco-. Favorire tutto questo tra le generazioni vuol dire dissodare il terreno duro e sterile del conflitto e dello scarto. Per coltivarvi i semi di una pace duratura e condivisa”. Avverte il Pontefice: “Ogni dialogo sincero non è privo di una giusta e positiva dialettica. Ma esige sempre una fiducia di base tra gli interlocutori“. Ed è di questa fiducia reciproca che “dobbiamo tornare a riappropriarci”.
Nell’introduzione al libro “Un’enciclica sulla pace in Ucraina” ribadisce che “senza pace siamo tutti sconfitti“. La guerra in Ucraina, già alla vigilia del suo inizio, “ha interrogato ciascuno di noi“. Jorge Mario Bergoglio richiama gli “anni drammatici” della pandemia. “Non senza grandi difficoltà e molte tragedie stavamo finalmente uscendo dalla sua fase più acuta“. E invece è arrivato “l’orrore di questo conflitto insensato e blasfemo, come lo è ogni guerra”. Si interroga papa Francesco: “Possiamo parlare con sicurezza di una guerra giusta? Possiamo parlare con sicurezza di una guerra santa?”
Fin dall’inizio della guerra russo-ucraina papa Francesco è in prima linea per la pace. Il ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba ha ricevuto nei giorni scorsi un gruppo di giornalisti internazionali. Al seguito di una missione organizzata dall’ambasciata ucraina presso la Santa Sede. “La sua commozione alla celebrazione dell’Immacolata l’8 dicembre è arrivata dritta al cuore degli ucraini. Abbiamo visto quanto la sua reazione fosse sincera e profonda. Non vediamo l’ora che il Papa venga. Speriamo in una visita del Papa“. I rapporti tra Kiev e Santa Sede sono continui. Kuleba ha incontrato l’arcivescovo Paul Richard Gallagher. Il segretario vaticano per i rapporti con gli Stati ha preso alla riunione dell’Osce a Lodz, in Polonia. La diplomazia pontificia è impegnata su numerosi dossier. Dal grano ai prigionieri. Il Papa ha detto a Vladimir Putin di fermare la guerra. E a Volodymyr Zelensky di essere aperto a proposte. Kiev guarda con favore ad un possibile ruolo della Santa Sede in una futura trattativa di pace. “Arriverà il momento della mediazione. E se la Santa Sede vorrà prendervi parte sarà benvenuta”, precisa il ministro degli Esteri ucraino.