La prima Gmg a Roma nel 1986 con papa Giovanni Paolo II. 37 anni dopo i giovani abbracciano Francesco a Lisbona. In quattro decenni quale Chiesa viene rivitalizzata dalla Giornata Mondiale della Gioventù? Per cominciare, una Chiesa riconciliata, che ha fatto i conti con se stessa, con il suo passato, con le colpe che ne gravavano la storia, ne offuscavano il volto. E, questo, grazie soprattutto alla grande esperienza del Giubileo del 2000 (inclusa la storica Gmg a Tor Vergata), che le ha permesso di varcare la soglia del
terzo millennio pentita e purificata. Una Chiesa più spirituale, più evangelica, più biblica. Perché centrata sul primato della parola di Dio. E, quindi, della vita interiore, della santità. Una santità finalmente “aperta” a tutti, e non più monopolio di alcune categorie, di alcuni gruppi.
Una Chiesa che non è più una monarchia assoluta, come poteva apparire fino a qualche tempo fa. Meno burocratica, e, in prospettiva, più sinodale, come nell’Oriente. Una Chiesa meno clericale e, invece, con un maggiore spazio per i cristiani laici, e in particolar
modo (malgrado la misoginia ancora così diffusa tra i chierici) per il “genio” femminile.
Una Chiesa non più dominata, rispetto a un tempo, dal moralismo. E intanto, specialmente dopo le catechesi di Karol Wojtyla sulla teologia del corpo, cominciava a delinearsi una proposta morale. Non più caricata di divieti, di cose da non fare. Ma fondata sul disegno di salvezza di Dio Padre. Un Padre esigente ma anche misericordioso. Una Chiesa che tende alla maturazione della coscienza del credente.
povera, più oppressa, la missione evangelizzatrice viene purtroppo segnata da un nuovo martirio. Come agli inizi del cristianesimo. E ancora. Una Chiesa impegnata a fondo nel movimento ecumenico. Con un grande sviluppo delle relazioni con le altre Chiese cristiane e con le altre religioni. Anche se, per l’islam, ci sono grossi ostacoli a causa dell’espandersi del fondamentalismo islamico.
Una Chiesa che non teme le sfide della modernità. Ormai conosce bene il senso della vera laicità, dei confini tra ciò che è di Dio e ciò che è di Cesare. E se rivendica la propria identità e una presenza nella vita civile, non per questo aspira a un ritorno alla “societas christiana“, a un nuovo integralismo religioso. Una Chiesa incarnata nella storia, e che si è affrancata definitivamente da ogni connivenza, da ogni compromesso con sistemi politico-economici, con ideologie. Così, adesso, può testimoniare credibilmente l’esperienza cristiana nelle diverse società. Può scendere in campo e combattere la sua “battaglia” in difesa dei diritti umani, a partire dal diritto alla vita.