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Papa Francesco cerca Gesù negli abbandonati della società

Il magistero di Papa Francesco testimonia che al cuore portano le domande che contano: che senso voglio che abbiano la mia vita, le mie scelte o le mie azioni, chi sono davanti a Dio. Gesù l’ha detto con chiarezza: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me” (Matteo 25,40). Nell’enciclica “Dilext Nos” Jorge Mario Bergoglio dimostra che Cristo “ti propone di trovarlo nei più poveri, disprezzati e abbandonati della società. Che bell’incontro!”. Quella proposta da Papa Francesco è una Chiesa aperta, che esce da se stessa, si china sui poveri, si spalanca al mondo e all’umanità, sentendosene parte e sapendo di condividere la sua sorte e di avere contratto, in Cristo, un debito di servizio nei suoi confronti. Questo vivo e pressante afflato che emerge da ogni parola e ogni gesto del papa. E riporta al Concilio Vaticano II. E in particolare alla “Gaudium et Spes“, che costantemente sollecita la Chiesa ad aprirsi al mondo. Non per perdere la sua identità, ma appunto per trovarla, in quanto essa esiste per la missione. E la costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo non è altra cosa rispetto a quella dogmatica sulla Chiesa. Ne è invece la naturale prosecuzione e il compimento. Essa indica alla Chiesa la via della solidarietà con il genere umano, al fine di adempiere al mandato di Cristo. La carità, che deve animare la Chiesa al suo interno e la rende sacramento di salvezza, la deve spingere anche verso l’esterno, in modo da trasmettere ciò che ha ricevuto e la costituisce. Assicurandone l’unità negli intenti e nella prassi.

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CREDIT: CARLO CARINO BY AI MID

In questo mondo liquido, secondo il Pontefice, è necessario parlare nuovamente del cuore. Ossia mirare lì dove ogni persona, di ogni categoria e condizione, fa la sua sintesi. Lì dove le persone concrete hanno la fonte e la radice di tutte le altre loro forze, convinzioni, passioni, scelte. Osserva il Papa: “Ci muoviamo in società di consumatori seriali. Che vivono alla giornata. Dominati dai ritmi e dai rumori della tecnologia. Senza molta pazienza per i processi che l’interiorità richiede. Il mondo sopravvive tra le guerre, gli squilibri socioeconomici, il consumismo e l’uso anti-umano della tecnologia”. Nella società di oggi, l’essere umano rischia di smarrire il centro di se stesso. L’uomo contemporaneo, avverte Francesco, si trova spesso frastornato, diviso, quasi privo di un principio interiore che crei unità e armonia nel suo essere e nel suo agire. “Modelli di comportamento purtroppo assai diffusi ne esasperano la dimensione razionale-tecnologica. O, all’opposto, quella istintuale- afferma il Papa-. Manca il cuore. L’anti-cuore è una società sempre più dominata dal narcisismo e dall’autoreferenzialità. Alla fine si arriva alla ‘perdita del desiderio’. Perché l’altro scompare dall’orizzonte e ci si chiude nel proprio io. Senza capacità di relazioni sane”. Di conseguenza “diventiamo incapaci di accogliere Dio”. E’ il cuore che “unisce i frammenti” e può cambiare il mondo. Il Papa analizza cosa si intende per “cuore”. La Bibbia ce ne parla come di un nucleo “che sta dietro ogni apparenza”. Luogo dove “non conta ciò che si mostra all’esterno o ciò che si nasconde, lì siamo noi stessi”.

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Foto © Carlo Lannutti

Come è stato notato e scritto da molti osservatori, la misericordia, quale punto focale del ministero di Francesco, costituisce anche il criterio ispiratore della sua concezione geopolitica. Ciò lo porta a ispirare a questa regola suprema della vita cristiana anche il linguaggio della politica e della diplomazia. La misericordia non cancella le esigenze della giustizia, bensì le presuppone e le compie. E, qualora una giustizia piena non sia possibile a causa di antiche ingiustizie ormai consumatesi, si apre alla richiesta di perdono, come è stato ribadito nel discorso rivolto al popolo del Chiapas, durante il viaggio apostolico in Messico. Quella costruita da Francesco, nei suoi viaggi, nei suoi incontri e nell’attività diplomatica della sua Chiesa, è una politica aperta, estranea a compromessi o ad alleanze di comodo, laica ma coinvolta, libera e rivolta ai poveri e a ogni situazione di bisogno e di sofferenza, estranea al giudizio e capace di sostenere e accompagnare con volto di madre. E tale modalità, lungi dal rappresentare una debolezza, si trasforma al contrario in motivo di forza e di autorevolezza, come si è reso evidente nel gesto umile e decisivo dell’indizione di un giorno di digiuno e preghiera per scongiurare la guerra in Siria, o nella mediazione del Papa nei rapporti tra Usa e Cuba, risultata determinante per riconoscimento dei loro stessi capi di Stato. L’opera della Chiesa diventa efficace, ci ricorda Francesco in ogni parola e in ogni gesto, non quando essa difende le sue posizioni, ma quando è libera e povera. Ancorandosi alla vera ricchezza che le viene da Dio.

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