Alla “guerra mondiale a pezzi” il Papa contrappone la Chiesa della misericordia e del dialogo. La cooperazione per il bene comune al posto della “logica di Caino”. Francesco testimonia incessantemente che la Chiesa ha una sua missione: evangelizzare. Non dominare, non servirsi del potere e opprimere. Da una parte si è consolidata una concezione del “Palazzo” statica e lontana dalla gente. Dall’altra è cresciuta una Chiesa della strada. Missionaria. Evangelizzatrice. E cioè una “Chiesa povera per i poveri“. Una Ecclesia aperta e viva. Che non fa assistenza sociale, ma carità operosa. Così da rendere i cristiani simili a Gesù. Ossia miti e umili di cuore. Senza pregiudizi e accoglienti. Capaci di spogliarsi di sé per arricchire gli altri. Jorge Mario Bergoglio non ha dimenticato il primo annuncio dell’amore di Cristo. E non cede a compromessi che sono in antitesi al Vangelo.Davanti all’attuale crisi di senso a livello globale, occorre far conoscere Cristo. Perciò il Papa annuncia il Vangelo. Ancorando l’impegno missionario sulla roccia della Parola di Dio. Una sfida affrontata a partire dalla sua terra d’origine. Laddove la Pontificia commissione dell’America latina nel 2009 ha lanciato l’allarme. Indicando elementi che compongono un quadro fortemente critico. E cioè l’avanzata delle sette evangeliche protestanti. Molte delle quali di provenienza statunitense. La drastica diminuzione di credenti dal Brasile al Messico. La stagnazione nel numero di vocazioni. Il diffondersi
di valori e di culture che contrastano con l’insegnamento cristiano. Insomma il “continente della speranza“, come lo definiva Giovanni Paolo II, è attraversato da tensioni e crisi. Non appare più quel baluardo inattaccabile della fede cattolica. Nazioni devastate dalla recessione economica. Con l’aumento della povertà. E la progressiva secolarizzazione in società nelle quali si fanno strada leggi che permettono l’aborto. E che consentono le
unioni fra persone dello stesso sesso. Mentre è sempre più forte avanzata delle sette evangeliche. In piena concorrenza con la Chiesa cattolica.Jorge Mario Bergoglio guarda al passato e al futuro. Al passato perché la “traditio” è linfa vitale della vita della Chiesa. E al futuro perché guarda alla sua missione nel mondo. Quell’ “andate” di Gesù ai suoi discepoli risulta la sintesi del cammino della Chiesa. Francesco innova, senza rompere mai con il passato. Il suo magistero è continuità. Non rottura. L’ attuazione del Concilio Vaticano II resta un’opera difficile e gigantesca. A distanza di sessant’anni le sofferenze sono ancora tante. Le lacerazioni sanguinano. Le fatiche sono spesso pesanti e piene di ostacoli. La Chiesa è costantemente in cammino nell’attuazione del Concilio. Francesco, come Paolo VI, ne fa il programma del suo pontificato. Perseguendolo con umile fermezza. Francesco recupera proprio la Chiesa povera per i poveri. Cioè la concezione ecclesiologica non fu adeguatamente sviluppata durante il Concilio e nel post-Concilio. Indire il Giubileo straordinario della Misericordia nel giorno dell’apertura del Concilio Vaticano II ha questo significato. Sta a simboleggiare questa continuità.Giovanni XXIII, due mesi prima dell’apertura del Concilio disse: “La Chiesa oggi è soprattutto la Chiesa dei poveri“. Una concezione della Chiesa che non ebbe forza nell’affermarsi nell’aula del Concilio. Dopo il suo inizio, il cardinale Giacomo Lercaro (arcivescovo di Bologna) si vide obbligato a dire: “Sentiamo tutti che al Concilio finora è mancato qualcosa“. E lo esplicitò ripetendo le parole di Giovanni XXIII: “Oggi la Chiesa è soprattutto la Chiesa dei poveri”. Papa Francesco raccoglie e continua questa realtà profetica. I poveri pongono la Chiesa di fronte al Vangelo. E quando la Chiesa si erge in loro difesa, soffre inevitabilmente persecuzione e morte. Ostacoli e resistenze. Jorge Marip Bergoglio apre nuove vie con la gioia dell’evangelizzazione. Alla stregua dei documenti del Concilio Vaticano II. Il suo magistero non si discosta dalla testimonianza conciliare. E apre nuove vie per una “trasformazione della Chiesa”. Esortando alla conversione, presupposto di ogni riforma. “Francesco sta perseguendo una spirituale purificazione del tempio, nello stesso tempo dolorosa e liberatrice. Allo scopo di far risplendere nella Chiesa la gloria di Dio, luce di tutti gli uomini”, afferma il cardinale Gerhard Müller. E alcuni storici come Alberto Melloni sottolineano che papa Francesco ha un “rapporto nuovo”
con il Concilio Vaticano II.
La “Chiesa povera per i poveri” che il Papa oppone alla “terza guerra mondiale a pezzi”
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