Abusare sessualmente di un bambino è un abominio, produrre materiale pedopornografico dell’avvenuto abuso (foto e video) è una piaga che non può essere considerata solo un episodio isolato dato che il traffico online di questa nuova forma di schiavitù è, non solo sotto gli occhi di tutti, ma manca una coscienza collettiva che ponga in essere un coordinato tentativo di contrasto e una azione preventiva per evitare questa drammatica situazione.
I Report Meter che ogni anno vengono resi pubblici e che possono essere consultati sul portale www.associazionemeter.org rappresentano la complessità, la gravità del fenomeno con risvolti criminali. Nel corso del 2020 Meter, attraverso il suo OS.MO.CO.P. (Osservatorio Mondiale Contro la Pedofilia) ha monitorato la rete e compilato precise segnalazioni che ha poi inviato alla Polizia Postale Italiana e alle Polizie estere. Questo significa che i nostri dati e link sono contati uno per uno e da essi, molto spesso, sono partite indagini a livello nazionale e mondiale che hanno portato all’arresto ed al processo – con relativa condanna – di vere e proprie reti di pedofili e pedopornografi.
I link sono quasi raddoppiati rispetto al 2019: 14.521 contro 8.489. Meter constata un dato interessante, quanto sconcertante, la quantità di video denunciati è più che raddoppiata, dai 992.300 video del 2019 si è passati ai 2.032.556 del 2020. Le cartelle compresse segnalate passano da 325 a 692.
Nel 2019 le immagini segnalate sono state 7.074.194, nel 2020 si rilevano 3.768.057, il dato risulta quasi dimezzato. Evidentemente le “semplici” foto non bastano più, i pedofili ricercano e producono più video per soddisfare i loro desideri malsani, la loro deviata perversione trova maggiore sfogo e appagamento nelle immagini in movimento. I video, fagocitati dai “consumatori” di pedopornografia consentono loro di entrare di più nella “scena”, di essere “partecipi” davanti ad uno schermo degli atti contro povere vittime inermi.
Meter ha registrato un incremento del materiale segnalato tra febbraio e maggio 2020. In seguito alle misure di confinamento è aumentato l’utilizzo dei social media e il tempo dedicato alla rete Internet da parte dei minori. Se da un lato la Rete rappresentava l’unica modalità per rimanere in contatto con i pari, con i loro amici, per studiare e per distrarsi dalla routine domestica, dall’altro lato ha esposto i minori ai rischi online, infatti è aumentato il potenziale numero di bambini soggetti ad adescamento online.
La pandemia ha provocato un evidente incremento esponenziale sul traffico pedopornografico e sull’adescamento dei minori. Le Chat sono veicolo di adescamento (anche se non dobbiamo demonizzare) e Meter ne ha denunciati n. 456 sia alla Polizia Postale Italiana, congiuntamente ad altre Polizie estere e agli stessi gestori dei servizi, nel dettaglio sono stati: 92 gruppi WhatsApp, 100 su Telegram e 262 su Facebook. Gruppi di pedofili intrattengono discussioni sul tema tramite Facebook e poi, sfruttando il collegamento con Whatsapp, scambiano il materiale su quest’ultimo per usufruire della tecnologia end-to-end che assicura la privacy dello scambio. I pedopornografi approfittano delle chat segrete di Telegram poiché consentono l’autodistruzione di video e messaggi impostando il tempo di visualizzazione concesso al destinatario del messaggio.
Le vittime dei filmati pedopornografici sono sempre più piccole, ed è inquietante parlarne e emotivamente devastante. Ma dobbiamo parlarne per favorire una consapevolezza del problema. Non si dimentichi che ogni foto e ogni video è già una vittima abusata. L’età si aggira tra i pochi giorni fino ai 12/13 anni (età preferita dai pedofili) ciò non significa che non preferiscono materiale di pornografia minorile. Una fiorente industria sulla pelle dei bambini. Una piaga sotto gli occhi di tutti con decine di milioni di vittime in tutto il mondo.
Non sempre alle dettagliate denunce di Meter corrisponde l’approfondimento investigativo e non basta – quando avviene – la rimozione del materiale pedopornografico: una battaglia e una lotta contro i mulini a vento. E’ necessario che tutti collaborino pe fornire gli elementi utili per la individuazione dei soggetti attivi coinvolti: dagli abusatori, ai produttori, ai divulgatori e collezionisti e agli adescatori dei minori. I Server Provider devono collaborare non per spontanea volontà o a base volontaria (come ultimamente è indicata dalla legislazione europea che garantisce la privacy degli utenti e non certo la chiara lotta alla pedofilia e pedopornografia online).
I bambini, già coinvolti, è distrutta la loro infanzia e innocenza (e sono milioni, basti sottolineare che solo in Europa si dichiara che ci sono più di 18milioni di vittime di abusi sessuali), una ricaduta sociale e non solo di vaste proporzioni. Ecco l’impegno a fare di più e sempre meglio, senza opacità negli interventi legislativi e nell’azione preventiva, formativa e informativa. I bambini di ieri, di oggi e del futuro attendono maggiore considerazione e protezione.