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Se durante la pandemia avanzano aborto ed eutanasia

Mentre il mondo combatte contro il Covid, con ogni mezzo e con enormi sacrifici di tutte le categorie sociali per proteggere i soggetti più fragili, molti Paesi subiscono un’offensiva mortifera condotta da governi e forze politiche che intendono far approvare nuove e ulteriori aperture in materia di aborto ed eutanasia.

Viviamo quindi il paradosso di una società Occidentale che sospende quasi tutti gli aspetti della vita sociale, del vivere in comunità e dell’inclusione, per garantire la massima sicurezza sanitaria, e allo stesso tempo innalza a principio assoluto l’autodeterminazione che porta a disporre pienamente della propria vita e di quella del nascituro, senza alcun limite legato al periodo di gestazione o alla reale condizione di salute della persona che chiede di terminare la propria esistenza. La stessa impostazione vale anche su altri temi eticamente sensibili come l’assunzione di droghe, la prostituzione, il commercio di gameti e l’utero in affitto. Insomma la mercificazione dei corpi rientra pienamente nel novero delle nuove libertà incontestabili.

La protezione e la promozione della vita non va al di là di un aspetto meramente sanitario, la pandemia poteva invece servire ad andare oltre l’impostazione salutistica di una società che rifugge dalla malattia, la debolezza, la disabilità. L’approvazione di queste leggi ci ha dimostrato che almeno sul piano politico questa opportunità non è stata colta.

L’ultimo attentato alla vita arriva dalla Spagna, dove il 17 dicembre scorso è stata approvata la proposta di legge sull’eutanasia. Nel Paese iberico si potrà ricevere assistenza per morire in caso di una malattia incurabile che causi costanti e intollerabili sofferenze psicofisiche oppure infermità invalidante con incidenza sull’autonomia fisica, senza possibilità di cura o di miglioramento. Sono condizioni che non prevedo la fase terminale di una malattia o peggio ancora di condizione di disabilità stabilizzate con cui si potrebbe vivere per anni fino alla morte naturale.

Dall’altra parte dell’oceano il Canada continua nella sua percorso legislativo per  espandere le possibilità per i cittadini di ricorrere all’eutanasia, la cosiddetta MAID, Medical Assistence in Dying (Assistenza Medica a Morire). I vescovi hanno denunciano questo tentativo e 900 medici in Canada hanno siglato una dichiarazione comune contro la legge. Nel Paese nordamericano le pratiche eutanasiche sono aumentate esponenzialmente in questi ultimi anni: nel 2019, ci sono stati 5.631 casi di MAID, pari al 2,0% di tutti i decessi in Canada. Il numero di casi di MAID nel 2019 ha rappresentato un aumento del 26,1% rispetto ai numeri del 2018. Sempre di queste settimane è il caso dell’Argentina che ha visto la prima approvazione alla camera della proposta di legge che estende l’aborto fino alla 14.ma settimana per qualsiasi motivazione. Ora il testo passa al senato dove i numeri di una colazione trasversale pro-vita sono più robusti e potrebbero ribaltare il risultato, portano ad una bocciatura del progetto.

Tutto questo avviene mentre in Italia l’Istat rileva l’ennesimo record negativo delle nascite. Nel 2019 i nuovi nati sono stati 420.084, quasi 20 mila in meno rispetto all’anno precedente e oltre 156 mila in meno nel confronto con il 2008.  A diminuire sono soprattutto i nati da genitori entrambi italiani: 327.724 nel 2019, oltre 152 mila in meno rispetto al 2008. Un dato che dimostra che l’apertura alla vita non è direttamente legata alle possibilità economiche della coppia, visto è considerato che mediamente gli stranieri immigrati hanno un reddito inferiore a quello delle persone con cittadinanza italiana.

Tuttavia va detto che diminuiscono, anche se in modo molto meno rilevante, i nati da genitori entrambi stranieri, scesi per la prima volta sotto i 70 mila nel 2016 (69.379), sono 62.918 nel 2019 (15,0% sul totale dei nati), poco più di 2.500 nati in meno rispetto al 2018. Il numero medio di figli per donna continua a scendere: 1,27 per il complesso delle donne residenti, dato che era di 1,29 nel 2018 e di 1,46 nel 2010.

L’emergenza demografica e le spinte mortifere chiedono uno sforzo ulteriore per rilanciare l’apertura alla vita, come bene intrinseco, che prescinde da ogni fattore relativo alla produttività e alle capacità di autodeterminarsi. In questa cornice assume ancora più valore l’anno speciale di San Giuseppe indetto da Papa Francesco fino all’8 dicembre 2021.

Nella Lettera Apostolica il Santo Padre ricorda che il mondo ha bisogno di padri e di una “paternità che rinuncia alla tentazione di vivere la vita dei figli” perché “ogni figlio porta sempre con sé un mistero, un inedito che può essere rivelato solo con l’aiuto di un padre che rispetta la sua libertà”. La Chiesa ci mostra dunque ancora quella predisposizione per affrontare la sfida della vita e per contaminare il mondo con il bene. Una società senza Dio perde la bussola dei valori e i cristiani sono chiamati di nuovo a mettere la luce sopra il moggio.

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