Padre Pino Puglisi, prete di strada e uomo del dialogo

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I bambini, fin dal grembo materno sono un prodigio, da amare, tutelare, custodire, curare e proteggere dal male. E’, o almeno deve essere, l’impegno di ogni battezzato e di ogni uomo e donna di buona volontà. Il Vangelo “protegge” e libera dal peccato e da ogni forma di schiavitù e idolatria. La lieta e bella notizia, annunciata, vissuta e testimoniata, protegge i piccoli, gli amati dal Signore, i poveri e arriva ai lontani che attendono una Parola di salvezza. La Parola seguita da una fede operosa, che vince le opere del male, protegge il povero, il piccolo, il lontano e illumina anche il nemico che per ragioni a volte oscure, così come è il male, agisce contro la speranza.

“Io sono con te, per proteggerti”, ci ricorda il Profeta Geremia (1,8). Dio, non promette un avvenire calmo e tranquillo al riparo dalle situazioni di difficoltà, ma la sua «presenza», nella fede del Cristo Risorto, non permette di vivere in solitudine, nell’abbandono alla rassegnazione del male che, sembra prevalere, con i suoi delitti e misfatti e aberranti azioni di crudeltà e mafiosità. Che non risparmia, questo male ben organizzato, neanche i bambini, i piccoli. Sì, perché la mafia, il male, “uccide i bambini”: le loro speranze, i loro sogni, la loro innocenza. Gli toglie tutto se qualcuno non riesce a strapparli da questa morsa di annientamento e negazione di vita e felicità.

PPP (Padre Pino Puglisi), non era un prete antimafia, non era un impresario o/e un imprenditore del sociale, non voleva essere un eroe, “era un uomo del dialogo, della riconciliazione, della pazienza”, queste le parole del fratello Francesco che lo definisce soprattutto un “prete di strada”, non sicuramente un “eroe”.

Un prete di strada. Infatti era ‘in via’, in strada appunto, come lo erano, e forse lo sono ancora, i bambini del suo quartiere. In strada annunciava il Vangelo. Colpiscono molto le testimonianze contenute nella Sentenza di secondo grado che fa emergere la sua predilezione nell’educare “i giovani e le famiglie”. Più volte viene detto che: “Cominciò a rivolgersi soprattutto ai bambini, ma non solo a loro, alle ragazze, ai giovani, un po’ a tutta le gente….con suo modo di fare sorridente….”; la sua opera (era) nell’aiuto in un ambiente povero e degradato ai bambini abbandonati, dedicato al recupero dei bambini non scolarizzati, istituendo corsi di scuola elementare e media” e “faceva le manifestazioni contro la mafia, che prendeva questi bambini” e ribadiva loro: “non mettetevi con i mafiosi, e comunque operava (don Pino) per cercare di levare la gente dalle mani mafiose”;  e ha “finanziato l’iniziativa per la creazione di spazi verdi per i bambini”.

Quei bambini oggi sono adulti. Dovrebbero essere loro, e ce ne sono tanti, a raccontare il “miracolo di Padre Pino Puglisi”, ucciso dalla mafia in odio alla fede, perché la mafia e il male vuole fare tacere la forza prorompente dell’annuncio del Vangelo, chiudendo ai bambini il dono dell’Effatà: Apriti, Sii aperto all’amore, a Dio che è Amore e non odio.