“La sfida della realtà chiede anche la capacità di dialogare, di costruire ponti al posto dei muri– testimonia papa Francesco- Questo è il tempo del dialogo, non della difesa di rigidità contrapposte.” I papi sono tutti “artigiani di pace”. E rappresentano tutti una parte di una storia organica e continua. Le accentuazioni proprie di ciascun pontefice non sono altro che puntualizzazioni e richiami. Per una attività apostolica più incisiva e rispondente alle esigenze del momento. L’eredità conciliare consiste nella continua ripresa dei testi e dello spirito conciliare. Incarnandoli nella loro grande testimonianza. La lezione conciliare è forte nell’insegnamento di Francesco. Ed è più presente e più richiamata nell’ evangelizzazione. Come dimostra anche l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium.
C’è una data chiave per comprendere pensiero e azione di pace di Jorge Mario Bergoglio. 8 giugno 2014. “Invocazione per la pace” in Terrasanta di Papa Francesco e i presidenti Shimon Peres e Mahmoud Abbas nei Giardini Vaticani. Francesco offre la Chiesa al mondo moderno con una coraggiosa apertura. “Per fare la pace ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra– esorta il Pontefice-. Ci vuole coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro. Sì al dialogo e no alla violenza. Sì al negoziato e no alle ostilità. Sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni. Sì alla sincerità e no alla doppiezza. Per tutto questo ci vuole coraggio, grande forza d’animo. “Il dialogo di cui abbiamo bisogno non può che essere aperto e rispettoso, e allora si rivela fruttuoso- sottolinea il Papa-. Il rispetto reciproco è condizione e, nello stesso tempo, fine del dialogo interreligioso. Rispettare il diritto altrui alla vita, all’integrità fisica, alle libertà fondamentali. Cioè libertà di coscienza, di pensiero, di espressione e di religione”.