“Andate: ecco vi mando come agnelli in mezzo a lupi…” Gesù non sta parlando a missionari consacrati, ma a tutti i cristiani.
Però, nessuno che conta di avere successo nel mondo vuole essere “agnello”; anzi, occorre farsi rispettare, non mostrarsi mai deboli e se è necessario, alzare la voce. Non possiamo lasciarci mettere “i piedi in testa”, giustificati dal fatto che “In mezzo ai lupi, devi essere lupo feroce”.
Cristo però si è fatto agnello, un agnello mansueto, che nemmeno scappa davanti ai suoi tosatori, che piega dolcemente la testa: “Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca” (Isaia 53).
L’uomo che non ha incontrato l’Amore di Dio ma solo una regola da seguire, qualche precetto per sentirsi più a posto, questo Amore di Cristo lo rifiuta, la mansuetudine che oggi ascolteremo nel Vangelo, la reputa una sciocchezza per i preti e le suore o per i deboli.
Quest’uomo religioso mai potrà compiere questo, mai accetterà l’ingiustizia o il rifiuto: in una parola, non potrà portare il peccato di nessuno.
Ma è questa mansuetudine che ci ha salvati: divenire simili a Cristo, semplici e mansueti come agnelli, è l’opera più grande che lo Spirito Santo possa compiere in noi, è l’unico modo di annunciare al mondo che Cristo è vivo.