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L’olio: silenzioso e discreto maestro, servitore della gioia

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Foto di Rod Long su Unsplash

La liturgia di oggi ci esorta con un imperativo a gioire, “GAUDETE, Rallegratevi!”. Ma come farlo, soprattutto se teniamo presenti tutte le situazioni dolorose e di conflitto che nel mondo sono addirittura aumentate rispetto allo scorso anno? Dove cercare la gioia?

Dopotutto è così pervasiva che trasuda dai testi che abbiamo appena letto. Essi sono uno strumento di cui si serve per essere colta. Anche in questi tempi opachi, nonostante sia consapevole che non è facile. È discreta eppure, non sarebbe sé stessa se non trovasse una forte spinta per poter sfondare, spingersi oltre la banalità e talvolta la disperazione di cui è intessuta la realtà. La filtra. Cerca nuove forme per essere presente. Una di queste potrebbe essere l’immagine tratta dall’inizio della prima lettura… quella dell’olio: un elemento discreto, utile e gradito a tutti: esso ha in sé qualità che toccano il gusto, ma anche il profumo. Ha una sua identità distinta: rallegra i palati aggiungendo aroma e sapore, oltre a deliziare gli occhi con la sua luminosità densa e trasparente, iridescente alla luce.

Oggi è sempre più raro che le persone abbiano un’identità univoca, che possiedano qualità. Perciò nel mondo manca la gioia del cuore. Come in una favola biblica, la gente preferisce dominare, influenzare gli altri, piuttosto che essere buona, utile e dare frutti concreti. L’identità data dalla qualità confonde, suscita domande, pone interrogativi; come nel brano del Vangelo di oggi, in cui i leviti e i sacerdoti, mandati ad interrogarlo, chiedono a Giovanni Battista “Tu chi sei?” “Sei tu Elia? Sei tu il Profeta?”. Ma Giovanni, trovatosi costretto a dare una risposta dice di sé “io sono una voce”, in altre parole non ha fatto sfoggio di sé anche se avrebbe potuto, ma ha mostrato a tutti la propria docilità ed umiltà. Le persone che potremmo definire “di qualità” e “con qualità” non rientrano negli stereotipi, stravolgono gli schemi precostituiti ed i preconcetti, quindi causano imbarazzo. Le qualità, proprio perché scomode per il nostro orgoglio, sono qualcosa che stiamo sempre più dimenticando: bellezza, classe, fruttuosità, freschezza. Siamo abituati ad ottenere tutto facilmente, come un acquisto a portata di click. La qualità invece richiede tempo, cura, attenzione. Inoltre, condanna e rigetta l’egoismo. Pensa agli altri, è per gli altri: essa è infatti generosa, ospitale, buona.

Perciò richiamando di nuovo l’immagine dell’olio abbiamo bisogno della lezione che questo umile e prezioso elemento ci dà. L’olio è un elemento sempre buono per tutti. Il suo effetto beneficente, come ci ricorda la prima lettura, raccoglie tante sue specificità elencate nella Bibbia: dar forza, gioia, confermare elezione, amore, purificare, lavare. L’olio diventa persino il nome del Salvatore stesso (Messia, L’unto). Stranamente, non è diventato l’elemento principale di nessuna parabola, lasciando piuttosto spazio al più popolare vino. Forse perché è così umile e discreto? La sua qualità parla da sé. Soprattutto quando è cangiante alla luce del sole o quando lega le foglie col suo tocco dorato.

Con la sua natura luminosa, l’olio trasferisce direttamente la vita dalla terra al corpo umano. Ci collega alla terra, ma ci eleva anche al di sopra di essa: la dinamica della gioia è inscritta organicamente in lui. Ma qui non finisce il suo servizio: esso alimenta anche la fiamma, aumenta la perseveranza.  In lui si compiace la grazia di cui è un simbolo. È necessario nei sacramenti. Modesto nella sua dignità regale, compie la sua missione che è quella di servire, rafforzare. Proprio così rallegra, discretamente, senza troppo rumore – a differenza alla gioia vuota e finta, che scoppia dei sorrisi stupidi e fuori luogo! Ma, oltre ad essere buono, l’olio è bello, elegante: talvolta delizia l’occhio con i suoi giochi di luce così innocenti e sottili, che possono assomigliare a quelli della rugiada. Questa immagine è la stessa che ritroviamo anche descritta nel Salmo 132, dove l’olio che scorre sulla barba di Aron viene paragonato alla rugiada dell’Hermon. Con la sua fragranza rallegra anche l’olfatto! Ecco il vero effetto della gioia autentica: attraversare ed accarezzare tutti i nostri sensi, e configurarli in modo originale (come quello mistico, dell’unzione in Betania). La qualità (ossia la vera gioia) non è alla ricerca di effetti presuntuosi, spettacolari, non cerca di essere piacevole per forza, ma rimane sempre creativa, incantevole. Come l’olio: è e basta. In sé. Umile, ma particolarmente efficace, sempre protesa verso tutto ciò che San Paolo ha appena descritto: gioia, perseveranza, fedeltà, entusiasmo inestinguibile dello spirito e sensibilità profetica, pace.

L’olio compie il suo servizio rivolto a tutti nell’Eucaristia, che può essere celebrata solo da mani unte con l’olio sacro, e questo avviene su un altare unto con essa. Ma non solo – lui dovrebbe traspirare nella fluidità sontuosa, ma luminosa e leggera delle frasi gregoriane. Alcune del repertorio di oggi lo aspettano e richiedono – ma a lui piace nascondersi sempre meglio – quindi non solo nelle frasi melodiche, ma anche in tanti pasticini e dolci di Natale.

Diventa invisibile, per lasciare ancora meglio la sua bontà fragrante e luminosa nei nostri cuori… (Quale vergogna per noi, che vogliamo sempre esere visibili, conosciuti e promossi! Non c’è da stupirsi se in questo modo seminiamo solo tristezza e amarezza!).

L’olio è il nostro silenzioso e discreto maestro e servitore della gioia.
Entriamo allora nella scuola di questo umile pedagogo,
Il dono nobile del Suo e nostro Signore Portato per sempre sulla Sua fronte
Come la materia del Suo messianismo.
Che scenda almeno una sua goccia su di noi
Per portarci la vera allegria…!

padre Bernard Sawicki: