Le fasi di grande cambiamento che l’uomo ha dovuto affrontare nella sua storia sono state sempre vissute con paura; questo è stato il sentimento dominante. Le situazioni nuove, si sa, generano diffidenza; la sensazione di pericolo che si avverte è quella di perdere ciò che si possiede. Si teme che il nuovo possa sgretolare le vecchie certezze di status, la realtà nuova confonde, facendo sentire spaesati. Le nuove paure sono legate alle sfide contemporanee: economico-sociali, politiche, tecnologiche, ambientali. Ad esempio, il capitalismo neoliberista ha suscitato preoccupazioni per gli eccessi industriali, tecnologici e propagandistici. Oppure, il timore di non riuscire a realizzare il proprio potenziale o di affrontare il giudizio altrui sono aspetti che possono limitare la crescita personale. Tuttavia, saper affrontare la situazione di turbamento, riconoscere il senso di tali paure e fronteggiarle, può influenzare significativamente la consapevolezza e il coraggio per misurarci con ciò che ci spaventa; ciò può portare a una maggiore crescita personale e a una vita più appagante.
Bisogna anche affrontare gli untori dell’era moderna. Essi, nei momenti descritti, approfittano del clima cupo e soffiano sulle debolezze umane per farne una forza politica, sociale, economica. Ad esempio, esasperano valutazioni sui fenomeni climatici, ma gli alti e bassi degli andamenti climatici sono fisiologici per la nostra Terra, anche se non è il caso di continuare con le emissioni di CO2. Annunciano un’ecatombe di posti di lavoro a causa delle tecnologie digitali, quando il rimedio è più istruzione e formazione per recuperare l’imprevidenza passata. Anzi, più veloce è la riprofessionalizzazione delle persone, più rapida diventa la possibilità di ottenere più occupati alla fine della transizione dal vecchio al nuovo.
Sparlano dell’intelligenza artificiale, sostenendo che essa sia pronta a dominare l’uomo sfuggendo al loro controllo. Ma il vero dominio che bisogna temere è l’ignoranza. Un’invenzione dell’uomo è sempre dominabile dall’uomo. Ed è l’uomo che può usarla per scopi antisociali qualora le persone non si preparino a gestirla e le autorità pubbliche non provvedano a disegnare le regole d’impiego.
Oppure, quando ci mettono contro le migrazioni e la globalizzazione per rinchiuderci negli antichi confini ed istituzioni. Ma la storia dell’umanità ci racconta altro: di popoli in continue migrazioni, di Nazioni in continuo cambiamento, comprese le istituzioni con le relative garanzie di sovranità che vanno di pari passo con la dimensione ideale per non essere soffocate da Nazioni più potenti. Come nel caso odierno, riguardo alla necessità di acquisire poteri sovrani europei per poter competere con le altre grandi Nazioni, pena di essere scalzati nelle produzioni, commerci, e addirittura nella sicurezza.
Dunque, rinunciare agli orizzonti che si propongono davanti a noi ci priva della lucidità che ci assiste quando desideriamo cose nuove in continuità con gli antenati che ci hanno preceduto e che ci hanno insegnato che nulla è nocivo all’uomo se non la sua mancanza di desiderio di camminare nella storia.