Oggi si celebra la Giornata mondiale dei genitori e alcuni interrogativi possono aiutare a focalizzare una funzione da cui dipende il futuro dell’umanità. Quanto è davvero diffusa nell’opinione pubblica e nelle classi dirigenti la consapevolezza del ruolo sociale della famiglia? Quali strumenti pubblici vengono realmente messi in campo per affrontare la crisi educativa che riverbera una pluralità di effetti negativi sugli individui e sulla collettività? In che modo si intende procedere per valorizzare il bene comune della genitorialità? Quale comunità è mai possibile senza tutelare e supportare la catena di trasmissione valoriale da genitore a figlio?
Papa Francesco si è fatto carico di un epocale cambiamento di paradigma, sollecitando, nel suo storico intervento al Parlamento Europeo di Strasburgo, un patto tra le generazioni. Si tratta di una svolta culturale per sensibilizzare giovani e adulti a riconoscere la centralità della “chiesa domestica”. La testimonianza quotidiana del Pontefice è che “l’indebolimento della famiglia, causato anche dal processo di secolarizzazione, richiede l’impegno a perseverare nei programmi di formazione”. Intensificando il “lavoro indispensabile con le nuove generazioni”. E invece la “civiltà dei consumi” tende a marginalizzare la rilevanza della genitorialità, confondendo stagioni della vita e ruoli. Francesco oppone alla chiusura dell’egoismo l’apertura della misericordia. E ribadisce la paternità di Dio. “Misericordiosi come il Padre” è il motto del Giubileo della Misericordia.
Dio non si stanca di perdonare e amare tutti gli uomini e le donne proprio come fa un genitore con i figli. Il tema della misericordia paterna è talmente caro a Francesco da averlo scelto come motto episcopale, “Miserando atque eligendo”. Sulle orme dell’enciclica Dives in misericordia di Giovanni Paolo II, conferma come programma dell’Ecclesia l’urgenza di stringere l’umanità nell’abbraccio del genitore alla prole, annunciando carità e verità con invincibile tenerezza. “Là dove la Chiesa è presente, là deve essere evidente la bontà del Padre”.
La famiglia come oasi nelle bufere contemporanee e scuole di valori. La missione dei genitori come vocazione all’ascolto e alla condivisione: non giudicare e non condannare, ma perdonare e donare, cogliendo il buono che c’è in ciascuno, diventando strumenti del perdono. E’ questa la lezione da apprendere in casa per spezzare la barriera di indifferenza che spesso regna sovrana e si ammanta di ipocrisia. Come dice san Giovanni della Croce: “Alla sera della vita saremo giudicati sull’amore”. E l’unico modo per insegnare è essere educatori credibili. I giovani hanno bisogno di adulti credibili, di modelli che non scambiano l’autoritarismo per autorevolezza. Il Servo di Dio don Oreste Benzi amava ripetere cha ogni essere umano ha diritto a una famiglia. E che “per donare la luce agli uomini devi vivere ciò che dici di essere, perché ciò che sei grida molto più forte di quello che dici”.