Nell’epoca dei “falsi profeti”, che si impadroniscono del mondo e pensano di potersi impadronire delle coscienze, il recupero decontestualizzato di celebri citazioni è diventato una delle modalità preferite. Se poi la citazione si riferisce ad un Santo come Giovanni Paolo II, l’effetto è assicurato. E’ davvero importante, però, che la coscienza e la memoria rimangano integre e si possa sempre fare memoria delle false profezie e ci si possa ricordare il senso delle frasi pronunciate dai Santi, dai Martiri, dagli Eroi, dagli Statisti…da tutti coloro che hanno illuminato la storia e non si sono presi gioco degli esseri umani, anzi hanno dato la vita per loro.
Giovanni Paolo II, nell’omelia del suo insediamento (22 ottobre 1978), parlò molto di sé stesso utilizzando la metafora di Pietro, il pescatore a cui Dio affidò la salvezza del Suo popolo, mettendolo alla sequela di Gesù. Fu un segno di grande umiltà e di obbedienza profonda, di fronte ad una chiamata più grande di lui.
Guarda caso, un uomo venuto dall’Est Europa, da quella Polonia che sta rischiando la secolarizzazione, che sta alzando muri per difendere una presunta identità, ma che ha saputo aprire le braccia e il cuore ai profughi ucraini in fuga dalla guerra. “Fratelli e Sorelle! Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà!… Aiutate il Papa e tutti quanti vogliono servire Cristo e, con la potestà di Cristo, servire l’uomo e l’umanità intera! Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”
Servire Cristo non ammette ambiguità, ci porta diritti verso una scelta di Pace. E non è possibile che una frase come questa possa essere utilizzata per giustificare la guerra. Piuttosto quelle parole, oggi come ieri, ispirano a scelte coraggiose che inneggiano alla vita ed alla fratellanza, che spingono ad affrontare le difficoltà, le fatiche, le tragedie di questo mondo con lo sguardo sempre rivolto alla Speranza.
Come Pietro, come Giovanni Paolo II, come Gesù, ci troviamo impauriti da tutto quanto ci sta accadendo intorno, sempre più vicino a noi, apparentemente senza soluzione: i cambiamenti climatici, le carestie, le guerre, le pandemie…non abbiate paura! Ma non si tratta di una frase fine a sé stessa, indica una strada precisa, generativa, inclusiva, che ha bisogno di un abbraccio di pace per cambiare la storia e per accreditarci un futuro. C’è una precisa continuità nell’accorato appello di Papa Francesco, che ormai da anni ci incita ad essere fratelli… “non ci si salva da soli ma insieme”.
Papa Giovanni Paolo II ha mostrato al mondo la sua fragilità, eppure fino all’ultimo respiro è stato profetico, spinto sempre dalla forza della fede… “non abbiate paura”. Quella sua debolezza è diventata la nostra forza, ci ha ammessi ad un livello di intimità così profonda da diventare imperitura. Ricordiamoci che proprio in quei momenti, Giovanni Paolo II ha abbracciato la Croce e con quella Croce ha prolungato la scia di salvezza lasciata da Gesù a Pietro ed alla Chiesa. Giovanni Paolo II ci ha insegnato a non rassegnarci alla mediocrità, ma di vivere la pienezza della nostra vita in modo tale da fare della nostra vita un vero capolavoro.
Come credere allora che l’appello dei potenti della terra, che accettano una mediazione cosi grande come la vita umana, possa lontanamente ispirarsi a quelle parole? Di questi potenti dobbiamo avere paura, ma anche reagire con la forza della fede e della pace, sentendoci tutti fratelli.
I potenti contano sulla nostra paura, sulla paura delle donne e degli uomini che abitano la terra e subiscono le conseguenze delle scelte altrui, spesso senza neppure rendersene conto, se non nel momento in cui esplodono e non lasciano più scampo. Contano sulla paura, ma anche sulla rabbia che porta a rispondere (o almeno a tentare) con le stesse armi. Ed è proprio la reazione che giustifica ulteriore violenza, in una escalation senza fine, in cui “i potenti decidono e i poveri muoiono”. Non esiste una guerra giusta, ma soltanto una pace giusta.