Il prossimo Governo sarà chiamato (anche dalle riforme richieste da Next Generation EU) ad affrontare i nodi strutturali del Paese, come lo spread dei tempi della giustizia civile rispetto agli altri Paesi, i limiti del nostro apparato burocratico, il ritardo dell’alta velocità ferroviaria al Sud, la qualità delle reti digitali e la possibilità di eguale accesso in tutte le aree del Paese.
Fondamentale inoltre sarà potenziare il Sistema Sanitario Nazionale e creare le condizioni di parità di accesso, investire in scuola e università.
Per quanto riguarda gli investimenti di Next Generation EU, bisogna dare priorità a quelli che creano valore economico, posti di lavoro, riducendo l’esposizione al rischio ambientale e pandemico e favorendo le condizioni di generatività e ricchezza di senso del vivere. I capitoli più importanti presenti nel piano sono a mio avviso quelli dello sviluppo delle aree interne, del contrasto alle diseguaglianze, dell’economia circolare, della mobilità sostenibile, dell’efficentamento energetico degli edifici, del welfare fondato su un approccio generativo e relazionale del potenziamento della medicina di territorio.
Per quanto riguarda i bisogni degli italiani provati dalla pandemia, l’Italia che rischia, quella delle partite IVA, dei commercianti e delle piccole imprese ha subito un colpo durissimo solo in parte compensato dai ristori.
Sul mercato del lavoro le categorie più fragili (autonomi, donne, giovani in cerca di lavoro) sono state quelle più colpite. Bisogna creare le condizioni per una ripartenza più rapida possibile di attività economiche e di posti di lavoro appena verranno sospese le misure che hanno di fatto congelato il mercato del lavoro bloccando i licenziamenti.
Circa l’importanza del capitale umano, da sempre gli economisti sottolineano come la formazione e il capitale umano siano fondamentali non solo per avere lavori e redditi migliori, ma anche per la qualità e la ricchezza di senso di vita complessiva. Purtroppo le forze politiche hanno via via sotto investito in istruzione perché l’investimento non “rende” politicamente, ovvero i risultati si vedono solo a distanza di tempo mentre la politica ha bisogno di risultati a breve. La speranza è che un premier super partes come Draghi possa porre rimedio a questo problema. Siamo nell’Unione Europea il Paese con il più basso tasso di laureati. Una popolazione più istruita è anche più capace di valutare l’operato della politica e meno vittima di fake news. Il dibattito e la qualità della vita sociale del Paese ne beneficia.
Per quanto riguarda l’apprezzamento delle borse, Draghi è sempre stato un “keynesiano moderato” e anche da governatore della Bce parlava dell’esigenza di fare “debito buono”. I mercati gli danno fiducia e pensano che con lui alla guida la qualità della spesa aumenterà e quindi il debito sarà alla lunga meno rischioso e più sostenibile. Oltre a questo vale già da sé la reputazione che ha presso le istituzioni comunitarie che aiuterà ovviamente l’Italia a far valere le sue ragioni.
Per quanto riguarda il Recovery Plan va detto che le risorse in gioco sono di gran lunga superiori a quelle che furono erogate ad esempio nel Piano Marshall, calcolate a prezzi correnti. Oltre all’effetto importantissimo degli investimenti, del Recovery Plan conta ancor più il cambiamento di atteggiamento dell’Unione Europea che con questo piano inizia a fare emissioni obbligazionarie comunitarie raccogliendo assieme risorse sui mercati finanziari e progetta di rinforzare le risorse proprie con una carbon border tax, una web tax e una tassa sulle transazioni finanziarie.