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Nessuno spenga mai più il sorriso delle donne

La Giornata mondiale contro la violenza alle donne è anche quest’anno un momento di forte denuncia contro i continui episodi di violenza, di molestie, di ricatti a danno di tante donne. Tante saranno le iniziative a cui parteciperà anche la Cisl. Non basta più indignarsi o chiedere anche pene più severe contro chi si macchia di questi orrendi crimini. Parliamo di quattromila casi di violenza in Italia ogni anno, una media di undici al giorno.

Nei primi sei mesi del 2020 ben sessanta sono state le donne uccise in famiglia. Soprattutto durante i mesi di lockdown il numero dei femminicidi è aumentato: una donna uccisa in casa ogni due giorni. Una strage. Discriminazioni, autoritarismo, violenza ed odio nei confronti delle donne non sono il passato, ma dominano il nostro presente e fanno regredire la nostra democrazia. È come una guerra moderna tra generi, un conflitto latente in cui anche la violenza verbale ed il linguaggio talvolta sguaiato ed aggressivo dei social fanno spesso da incubatore a quella fisica. Per non parlare dei costi sociali ed economici di questa “piaga” in termini di cure fisiche e psichiche, perdite di giornate lavorative, spese per i servizi legali e sociali. E il problema riguarda ormai anche i bambini: in due casi su tre i figli hanno assistito alla violenza nei confronti delle loro madri. Un dramma nel dramma.

Ecco perché, al di là degli slogan e della giusta solidarietà, abbiamo bisogno di una alleanza vera tra le istituzioni e la società civile. Dobbiamo tutti mobilitarci per cercare di cambiare questa orribile situazione. Anche il sindacato può fare molto attraverso la contrattazione per prevenire le forme di discriminazione sessuale e tutelare la donna in ogni ambito. Non partiamo da zero. Abbiamo fatto tanti accordi in questi anni, a livello nazionale ed anche territoriale, per supportare le vittime di violenza e di molestie nei posti di lavoro con percorsi di accompagnamento e con l’intervento di tutta la rete antiviolenza (infermieri, medici, avvocati, case famiglia). Ci sono tanti esempi di contratti di secondo livello in cui abbiamo elaborato un “codice di condotta” da applicare in ogni azienda per prevenire le molestie ed il mobbing.

Bisogna rafforzare questa buona prassi, anche a livello europeo, promuovere in ogni luogo di lavoro accordi per una “tolleranza zero”, in modo da tutelare la dignità delle donne, la loro autonomia decisionale, accompagnarle a ricostruire la loro vita. Le donne hanno pagato, e continuano purtroppo a pagare, anche un prezzo altissimo a causa della pandemia e delle ripercussioni negative sulla nostra economia. In tanti ambiti produttivi  tantissime donne sono state le prime a ricadere nell’area della precarietà, dell’emarginazione, della povertà. Ecco perché è necessario fare di più anche sull’integrazione, sul lavoro come forma di riscatto civile e di inclusione sociale, sulla effettiva parità salariale tra uomini e donne.

Ma, soprattutto, dobbiamo ripartire dalla scuola, dai processi educativi, fin dalla primissima infanzia, per far rispettare la donna in tutti i contesti: sociali, lavorativi e familiari. Ci vuole, insomma, un cambiamento culturale che metta al centro la tutela della persona. E ciascuno deve fare la sua parte in questa battaglia. “Le donne sono fonte di vita. Eppure sono continuamente offese, picchiate, violentate”, ha detto all’inizio dell’anno Papa Francesco. “Da come trattiamo il corpo della donna comprendiamo il nostro livello di umanità“. Sono parole di grande profondità che devono farci riflettere. Sconfiggere ogni forma di violenza nei confronti delle donne è oggi una questione di civiltà, una priorità che deve vederci tutti uniti, uomini e donne, per una causa che è il fondamento stesso della nostra società libera e democratica. Per non lasciare che la violenza spenga il sorriso di tante donne.

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