Ad essere sacra è la vita, non i confini. Nessuno è straniero al mondo e, come scrive il sociologo Zygmunt Bauman, la migrazione è un fenomeno che riguarda la storia fin dalle sue origini ed è da essa imprescindibile. Correva l’anno 2000 e, come accadrà nuovamente tra una settimana, si celebrava il Giubileo. Da allora ogni 18 dicembre ricorre la Giornata internazionale dei migranti istituita dall’Onu. “Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora io reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri”, insegnava l’educatore don Lorenzo Milani. Oggi abbiamo l’opportunità di riflettere sul contributo dei migranti e sulle sfide che devono affrontare.
Papa Francesco testimonia nel suo Magistero come ogni forestiero che bussa alla nostra porta sia un’occasione di incontro con Gesù Cristo, il quale “si identifica con lo straniero accolto o rifiutato di ogni epoca”. Ciascuno secondo le proprie possibilità, siamo tutti chiamati ad accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti secondo i principi della dottrina sociale. All’amore materno della Chiesa, infatti, è affidato ogni essere umano costretto a lasciare la propria patria in cerca di un futuro migliore o in fuga da guerre, persecuzioni, disastri naturali e povertà. Da figlio di migranti Jorge Mario Bergoglio dimostra che nessuno al mondo è straniero in presenza di un ingresso sicuro e legale nei paesi di destinazione e di una sistemazione adeguata e decorosa. Difendere i diritti e la dignità dei migranti significa assicurare assistenza, documenti, inserimento socio-lavorativo, ricongiungimento familiare, percorsi di regolarizzazione.
Ogni anno sono circa 300 milioni i migranti internazionali e altri 60 milioni sono gli sfollati all’interno dei confini nazionali. Ad accomunarli è la vulnerabilità di una condizione gravata spesso da abusi dei trafficanti, attacchi xenofobi, discriminazione, sfruttamento, privazioni e dal limitato accesso a servizi essenziali come la sanità. Secondo il report delle Nazioni Unite, in assenza di corridoi sicuri e regolari milioni di persone intraprendono viaggi pericolosi e decine di migliaia perdono la vita sulle rotte globali. Nonostante le difficoltà, i migranti contribuiscono in modo significativo alla prosperità, all’innovazione e allo sviluppo sostenibile nei paesi di origine, transito e accoglienza.
“Le rimesse finanziarie forniscono sostegno alle famiglie e stimolano i mercati locali, specialmente nei paesi a basso e medio reddito – rileva l’Onu-. Il loro ruolo è cruciale nel mercato del lavoro e la cooperazione favorisce l’inserimento della migrazione nelle strategie di sviluppo”. Governi, associazioni e cittadini possono condividere, quindi, l’impegno solidale per una gestione umana e ordinata della migrazione a vantaggio della comunità. La misericordia è il sentimento di compassione per l’infelicità altrui, che spinge ad agire per alleviarla. Misericordioso è lo sguardo del Papa sull’umanità ferita del terzo millennio. “Senza la misericordia la nostra teologia, il nostro diritto, la nostra pastorale corrono il rischio di franare nella meschinità burocratica o nell’ideologia”, avverte Francesco.
Gli uomini-scarto, l’umanità e la fratellanza dei migranti, la catastrofe ecologica che minaccia la vita soprattutto dei popoli più poveri. Di tutto ciò si è accorto quando lavorava con i poveri di Buenos Aires. Da allora le sue attenzioni sono prima alle persone che alle strutture. Non categorie sociologiche, ma luoghi dove far vivere il messaggio evangelico. Se parla di periferie è perché condivideva il cammino degli invisibili e a Natale celebrava messa nei barrios. Se parla di migranti è perché ha dovuto accogliere peruviani, boliviani e paraguayani giunti a Buenos Aires e finiti nel vortice della spaventosa crisi argentina dei primi anni Duemila. Il Servo di Dio don Oreste Benzi ripeteva “Non dobbiamo parlare di affamati ma di chi affama, non di oppressi ma di chi opprime. La devozione senza la rivoluzione non serve a niente”. Ecco perché nessuno è straniero se la patria è il mondo. Accogliendo i migranti riscopriamo noi stessi: non siamo isole e l’umanità dell’altro dona senso alla nostra.