La festa della Natività di Maria viene introdotta nel calendario romano nel VII secolo, assieme ad altre memorie mariane care alla tradizione orientale. Ed è il Protovangelo di Giacomo a dare la notizia della nascita di Maria, da Anna e Gioacchino, a Gerusalemme. Ma la festa è ancora oggi molto cara al popolo cristiano, e io stesso la celebrerò con solennità questa sera, a Savona, nel nostro Santuario di N.S. di Misericordia.
La festa è bella nella sua profondità e semplicità. Perché facciamo memoria grata del miracolo di una nascita. E’ sempre così, del resto: ogni nascita è sempre un miracolo, perché “Dio è nel bambino. Le madri dei grandi uomini devono provare questa sensazione. Ma tutte le madri sono madri di grandi uomini e non è colpa loro se poi la vita le delude” (così Pasternak, con parole di poesia, nel Dottor Zivago). E’ questa la bella notizia: Dio ha a che fare con la nascita di ogni bambino, e va cercato e riconosciuto proprio lì, nel mistero sempre nuovo del venire al mondo di ogni cucciolo d’uomo.
Ma c’è di più. Nel miracolo della nascita di Maria, Dio si rende presente col tratto di una predilezione particolare e Maria, già nel concepimento e ancor più nella nascita, è preservata – come con chiarezza ricorda il dogma – da ogni macchia di peccato originale. Perché Maria da sempre è sognata da Dio come Colei nella quale doveva finalmente compiersi l’attesa d’Israele e dell’intera umanità: da lei “è nato Gesù, chiamato Cristo” (Mt 1,16). E’ la Madre di Gesù, la Madre di Dio: è questa la sua unica e insuperabile dignità.
In Lei, si compie l’attesa, e la Sua nascita insegna oggi a noi la virtù dell’attesa, così preziosa e così dimenticata in un tempo in cui tutto si è fatto veloce e reversibile. Un’attesa piena di preghiera, quella di Israele e di Maria…Vorrei che fosse anche la mia, la nostra, in questo cambiamento d’epoca, per poter accogliere anche oggi le novità che Dio ci sta donando…Ma la genealogia di Gesù secondo Matteo, scelta dalla liturgia come pagina evangelica per la festa di oggi, ci dice anche che la storia dell’attesa dalla quale viene il Cristo non è certo senza ombre e tradimenti: Maria stessa, la Tutta Pura, viene da una terra e da una storia non certo pura, e il Figlio inizierà il suo ministero pubblico non in una terra già santa, ma in “terra di Zàbulon e terra di Neftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti!” (Mt 4,15).
Perchè Dio non disdegna di avere a che fare con una terra impura, e ci vengono in mente i versi di De Andrè: “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”…
Siamo allora chiamati, mi pare, a vivere la festa di oggi con una gioia silenziosa e intima, grata, consapevoli che Dio viene a incontrare ciascuno di noi con amore di tenerezza. La gioia di Anna, certo accompagnata dall’amore di Gioacchino, ma anche sola, perché -come ancora ci ricorda Pasternak, “la donna è sola a mettere al mondo la propria creatura, sola con lei si ritira su un altro piano dell’esistenza, dove c’è più silenzio e si può tenere senza paura una culla. E sola, in silenziosa umiltà, la nutre e la cresce”. E stato così per Anna, sarà così per Maria, la Madre del Figlio.