I dati elettorali comunali precedenti al ballottaggio ci sono apparsi il punto più basso dei votanti recatisi alle urne, eppure i dati di 15 giorni dopo, in ogni parte d’Italia, sono stati peggiori. Insomma i Sindaci più votati, eletti con il ballottaggio, sono stati in media legittimati con meno della metà di un terzo degli aventi diritto al voto. Cosicché per le istituzioni locali, che come si dice dovrebbero essere le più vicine al cittadino elettore, hanno subito un colpo gravissimo al loro prestigio e conseguentemente alla loro funzionalità.
In un Paese normale, con una classe dirigente consapevole del ruolo affidatogli e dei rischi che in tali circostanze corre la Democrazia, vinti e vincitori avrebbero valutato in tal modo gli accadimenti elettorali ultimi. Ed invece le cose non stanno così, in verità da molto tempo fanno finta di non accorgersi dei guasti che diventano sempre più vistosi ed intollerabili. I cittadini hanno disertato le urne perché spesso non comprendono quello che avviene nel proprio Comune, perché difficilmente qualcuno spiega cosa cambierà delle cose che non vanno, e come si spendono i proventi dei contribuenti. Quest’ultimi si sentono chiamati solo a pronunciarsi su chi dovrà governare, spesso in un clima di toni accesi quando non di rissa, con scarsa discussione sui temi locali. Per andare a votare in queste condizioni, bisogna essere animati da forte senso civico o da grande stima o altro per i candidati. Non facilita la situazione il nutrito numero di improbabili liste che compongono solitamente uno schieramento, allestiti a bella posta con l’idea che tanti candidati, anche sconosciuti e del tutto privi di esperienze, nella cerchia familiare ed amicale qualche voto riusciranno pur a racimolare.
Ecco, si può affermare che le elezioni sono state vinte dagli astenuti; dunque hanno perso le forze politiche tutte e soprattutto coloro che hanno dato l’impressione in piena pandemia di parlare di altro inseguendo minoranze recalcitranti rispetto all’assunto chiaro: di fronte al rischio concreto per la salute pubblica, le priorità personali passano in second’ordine. Ora c’è da sperare che ciascuno abbia imparato la lezione e cambi verso: in un momento di rischio grave come quello che ancora stiamo affrontando, tutta la comunità nazionale dovrebbe reagire come una sola persona e non vada alla ricerca di protagonismi fuorvianti ed ambigui.
Penso che il comportamento che generalmente hanno le forze politiche di una perenne ricerca del consenso ad ogni costo con la tendenza a criminalizzare gli avversari, alla fine squalifichi la funzione politica e spinga i cittadini a ritrarsi nell’ambito personale, anche perché, ormai è evidente i partiti si sono chiusi nel recinto ristretto dei loro rappresentanti delle istituzioni locali e nazionali e non chiedono partecipazione come la Carta Costituzionale auspica. Il tema dell’ostruzione dei canali di partecipazione nei Partiti alla loro vita interna è diventato ormai molto serio e si dovrà in qualche modo porre rimedio se non vogliamo incorrere in rischi ancora più gravi si quelli che già stiamo vivendo.
Le parole della canzone bellissima di Giorgio Gaber sulla libertà, dovrebbe risuonare continuamente negli ambienti della politica: la libertà di ciascuno di noi trova sbocco solo attraverso la partecipazione nella Democrazia; non la trova nel delegare, nel farsi comandare e nell’andare solo a votare.