Oggi ricorre la giornata mondiale contro la tratta. Ringrazio il Santo Padre per aver solennemente condannato, ancora una volta, la domanda di sesso a pagamento nella prefazione al mio libro “Donne crocifisse” (Rubbettino). Ringrazio altresì il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che lo scorso 8 Marzo ha dedicato la festa della donna al Quirinale alle vittime della tratta da me accompagnate per testimoniare nella Casa degli italiani la tragedia dimenticata della prostituzione coatta. Ma come insegna Martin Luther King, il modo più efficace di incidere sulla realtà è talvolta quello di sognare. Da prete di periferia, ma anche da cittadino del mondo, imploro i potenti della Terra di rendere giustizia a queste donne che sono state inchiodate alla croce dell’indifferenza, della complicità, della crudeltà, del “male minore”.
Reggere rettamente le sorti dei popoli significa appellarsi alle loro pulsioni più elevate e nobili, non assecondarne gli istinti peggiori. Mi chiedo da confessore, quanti governanti si rendano autenticamente conto che quelle ragazze seminude in strade hanno la stessa età e gli stessi diritti di quelle figlie e nipoti che loro accudiscono con totale, principesca dedizione. Per una volta, e sarebbe davvero un gesto rivoluzionario, siano loro, come hanno fatto i Papi, a inginocchiarsi ai piedi delle croci viventi che nelle vene hanno lo stesso sangue di sacra dignità ma che hanno avuto l’infausta sorte di nascere, crescere, vivere senza la libertà, la verità, la condivisione che realmente ci rendono umani. Mi sia consentita una postilla conclusiva del sogno.
Vorrei che tutte le organizzazioni che a livello mondiale si battono contro la tratta, si ritrovassero sulla richiesta di una moratoria internazionale che, come è accaduto per la pena di morte, metta immediatamente fuori legge, in qualunque forma e sotto qualsiasi mascheramento, l’acquisto di esseri umani, relazioni affettive, accondiscendenze nei confronti del più turpe dei traffici. Magari resterà il sogno di un ingenuo. Ma le vere rivoluzioni, come insegnano tre millenni di “visioni utopiche”, sono come un granello di neve in montagna: possono dare origine ad una valanga.