Editoriale

Il momento più difficile della storia recente dell’Europa

Se le visioni apocalittiche sono al tempo stesso spaventose e consolatorie, allora la preghiera di Papa Francesco di fronte alla Madonna di Fatima aveva dell’una e dell’altra cosa. Vecchia Europa egoista non andrai lontano, avvertiva Bergoglio in pieno lockdown: parrebbe che il momento del redde rationem sia giunto; prepariamoci alla prova.

Non ci sono, tra tutte le novità che ci martellano momento per momento, elementi che possano indurci ad un pur minimo ottimismo. Sì, l’Europa ha davanti a sé il momento più difficile della sua storia recente e quel che si profila non pare essere meglio di quel che si è visto. Se il Pontefice guarda verso Fatima è perché solo lei può riuscire, per usare le parole di Bergoglio, a cambiare il corso degli eventi.

L’Occidente si è riunito a Bruxelles, in mezzo a profezie più terrene ma forse anche più fosche: in poche ore un G7, un Consiglio Europeo, un vertice Nato. Doveva essere la fiera dei sacri egoismi nazionali e particolari, e magari lo è pure stata. Ma solo un po’. Non ci sono state grosse rotture, eppure i motivi per mandare all’aria tavolini negoziali c’erano tutti, e ben consistenti. Siamo sufficientemente attempati per ricordarci altri Consigli Europei, negli anni ’70: fallivano sul prezzo delle melanzane. Ora si discute di energia, e di come rispondere uniti alla Russia. La differenza – in positivo – salta all’occhio. Il rimprovero pubblico mosso dal governo ucraino all’ungherese Orban, con conseguente invito a dire apertamente da che parte intenda stare, la dice lunga sull’isolamento di colui che teorizzava la democrazia illiberale e il sovranismo spinto. Le immagini di un Boris Johnson apertamente snobbato dai partner al momento della foto di gruppo sono il segno più chiaro di come i 27 stiano sviluppando una coscienza comune, forniture energetiche o meno.

Certo, ottimisti a contratto e benaltristi politicamente corretti hanno gioco facile nel dire che si poteva fare di più, si poteva fare meglio. Giustissimo, ma il progresso è fatto di tentativi imperfetti, e di fronte alla crisi ucraina la risposta non è stata confusa; soprattutto se si considera che la Germania ha un governo ancora in fase di svezzamento, la Francia si avvia alle elezioni e in Italia due partiti della maggioranza di governo hanno riscoperto vecchi amori perduti e fuori contesto.

Sul campo la situazione langue nell’immobile ferocia dei fronti. Non si creda che le atrocità sono commesse tutte da una sola parte: la guerra non a caso è uno schifo, e se si ha qualche dubbio sulla sua natura satanica si rileggano le Lettere di Berlicche a Malacoda. Ma diciamocelo, nel momento della prova – politica – la vecchia ed egoista Europa ha dimostrato di essere una Vecchia Signora che vince ancora. Basterà? Non si può saperlo. Ma intanto aggrappiamoci a questo granello di speranza.

Nicola Graziani

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